Israele, Netanyahu manda messaggi distensivi alla Siria: “Vogliamo la pace”

Pubblicato il 7 Febbraio 2010 - 13:25 OLTRE 6 MESI FA

Benyamin Netanyahu

Benyamin Netanyahu vuole una tregua con la Siria. Anzi, il premier israeliano rivela che “Israele anela ad accordi di pace con tutti i suoi vicini. Lo abbiamo fatto con l’Egitto e con la Giordania, possiamo farlo anche con la Siria e i palestinesi. Netanyahu, secondo il sito Ynet, ha comunque precisato che in merito vanno anche fatte due considerazioni. La prima: “Che le trattative devono svolgersi senza precondizioni, il cui significato sarebbe di rinunce considerevoli in partenza da parte di Israele”.

La seconda: “Che ogni accordo sia accompagnato in definitiva da accorgimenti di sicurezza che durino decine di anni, per generazioni”. Queste dichiarazioni giungono dopo che nei giorni scorsi Israele e Siria si sono scambiati duri avvertimenti reciproci.

Ma negli ultimi giorni Israele ha anche ribadito in diverse occasioni di essere interessato a rilanciare negoziati di pace con Damasco, senza precondizioni.

Netanyahu ha comunque fatto una distinzione nelle prospettive di pace con i palestinesi e con la Siria. “Io spero che siamo in procinto di riprendere le trattative con i palestinesi” ha detto il premier ai ministri. Ha così rafforzato la sensazione – da lui già espressa nei giorni scorsi – che esse possano essere riattivate presto anche nella forma di “un tango a tre”, ossia con la partecipazione degli Stati Uniti. Per quanto riguarda la Siria, Netanyahu si è limitato invece ad affermare che “Israele resta disponibile a un negoziato”.

Secondo un articolo pubblicato su Haaretz, però, si tratta di chiacchiere perché Israele non è realmente interessato alla pace. Piuttosto, secondo gli israeliani non c’è bisogno che i negoziati con la Siria siano fatti in fretta.

La Siria infatti non rappresenta una minaccia militare. Inoltre la sua posizione a livello regionale non consente di ipotizzare il sostegno di altri Paesi arabi per una guerra in piena regola. La Siria quindi può essere minacciata senza il rischio di conseguenze pericolose.

La Siria ha però una qualità che Israele non riconosce: è un Paese chiave, lungo un’asse che si sta formando in Medio Oriente: quest’asse include Turchia, Iran, Arabia Saudita e Iraq. La spina dorsale di questa sinergia è di natura economica: elementi importanti sono anche la sicurezza e la cooperazione diplomatica.

La nuova alleanza avrebbe capovolto i rapporti di forza Egitto, Arabia Saudita e Giordania. L’Iran ha una grande influenza politica in Pakistan, Afghanistan e Iraq; l’Iraq ha un’enorme quantità di petrolio ancora disponibile; la Turchia ha una grossa influenza nell’Asia centrale, visto che controlla un tratto del gasdotto che va dall’Iran verso l’Europa; la Siria ha un ruolo-chiave sulla politica palestinese ed ha molta influenza sugli Hezbollah che si trovano in Libano

A differenza di Israele, gli Stati Uniti di Barack Obama hanno già capito che la Siria, con o senza la pace con Israele, è un Paese di cui Washington ha bisogno per preservare la sua posizione nella regione. A tal proposito un ambasciatore degli usa dovrebbe andare a breve a Damasco. Anche l’Europa sta negoziando con la Siria, non solo sull’economia, ma anche un punto d’ingresso per l’intero Medio Oriente.

Anche lo stesso Silvio Berlusconi, che Haaretz definisce “il nostro amico”,  deve esprimere il suo parere sulla Siria: il commercio tra Roma e Damasco ha sviluppato un volume d’affari di circa 2 miliardi di dollari e rappresentacirca il 20 per cento degli scambi complessivi tra la Siria e l’Europa.