NEW YORK – La diplomazia internazionale è un mondo fatto di attenti rituali, gerarchie e credenziali. Quando l’ambasciatore israeliano in America, Ron Dermer, ha tentato di comunicare con Donald J. Trump, è finito per ben due volte nell’ufficio di un giovane ragazzo senza alcuna esperienza governativa, background politico o tantomeno titolo ufficiale per stare nell’ufficio del candidato alle presidenziali. Il ragazzo in questione si chiama Jared Kushner, ha 35 anni e lavora nell’immobiliare come sviluppatore e investitore, oltre a scrivere per alcuni giornali.
Kushner deve la sua posizione non tanto alle proprie capacità intellettuali o abilità, ma a un voto coniugale. Il ragazzo, infatti, non è nient’altro che il genero di Trump.
Kushner, che è sposato con la figlia di Donald, Ivanka, è diventato il manager della campagna alle presidenziali e ha aiutato Trump nel reclutare un direttore delle comunicazioni, oltre a scrivere saltuariamente qualche discorso che probabilemte Donald J. non era in grado di abbozzare.
Il ragazzo è laureato ad Harvard molto educato, la cui fama paterna è stata distrutta, in un modo altamente umiliante e pubblico, a causa del coinvolgimento nella politica elettorale.
Adesso, grazie a un risvolto shakespeariano, Kushner sta lavorando fianco a fianco con l’uomo che 10 anni fa, insieme all’ ex procuratore federale, mandò in carcere il padre. L’uomo in questione è il governatore Chris Christie, nominato da Trump come consulente.
Kushner si era inizialmente opposto alla nomina, ma in seguito si è rivelato un alleato di Christie. Entrambi stanno tentando di imporre una maggiore disciplina nella campagna inconvenzionale portata avanti da Trump.
Molto, circa la candidatura Trump, sembra essere in contrasto con la personalità di Kushner e con la sua biografia: ebreo ortodosso nipote di sopravvissuti all’Olocausto, Kushner è ora al centro di una campagna che è stato abbracciata da nazionalisti bianchi e antisemiti.
Intanto gli amici di Kushner lo difendono a spada tratta, dicendo che il ragazzo non ha espresso alcuna preoccupazione circa il comportamento del suocero.
Sabato scorso il signor Trump ha scatenato una tempesta pubblicando su Twitter un’immagine di Hillary Clinton associata a una stella a sei punte e a denaro contante, apparsa in precedenza su un noto sito antisemita. (Lunedì Trump ha voluto chiarire che non si trattava della tipica stella di David, ma di quella normale).
Sempre gli amici di Kushner riferiscono che il ragazzo ha fiducia nell’intelligenza del suocero, che, dice, ha un sincero rispetto per la fede ebraica del genero.
Il ruolo di Kushner è stato descritto in dozzine di interviste con amici, colleghi e membri dello staff della campagna, alcuni dei quali hanno parlato a condizione di anonimato, in modo che potessero rivelare determinate interazioni che non sarebbero mai dovute uscire allo scoperto. Kushner, invece, si è rifiutato di essere intervistato.
Sembra che Trump veda nel genero una copia più giovane di se stesso. “jared è fantastico, siamo molto legati” ha detto Trump in un annuncio.
Ma pare che l’affiatamento finisca qui. Trump giunse a Manhattan per proseguire il successo del padre; Kushner, invece, per risollevare il nome della sua famiglia, ormai indelebilmente macchiato.
Kushner senior costruì il proprio impero multi milionario grazie a un business di terreni e appartamenti, ma finì in prigione nel 2005 per evasione fiscale, manomissione di testimonianze e donazioni illegali, molte di queste a candidati Democratici.
E così, per risollevare l’immagine ormai distrutta della famiglia Kushner, si è pensato di mettere la faccia del giovane 24enne studente di legge, che nei giorni feriali gira tra cantieri edili e nel weekend va a trovare il padre in prigione.
Kushner non ha voglia di parlare delle vicissitudini del padre, che sembra abbiano lasciato un solco profondo.
E così a marzo, dopo che Trump ha infiammato i leader ebrei con un improvvisato voto a rimanere “neutrale” circa i rapporti tra Israele e Palestina, Kushner è emerso dalla campagna con una forza incontrastabile.
ha esortato Trump a rilasciare un discorso inequivocabilmente pro-Israele di fronte al comitato per gli affari israeliani in America, l’Aipac, un gruppo lobbistico decisamente influente.
E così ha cominciato a curare anche la pagina Facebook di Donald J., i programmi per le convention Repubblicane e lo store online dove vengono venduti magliette, felpe e tazze con la faccia di Trump.
Al momento Jared Kushner sembra essersi allontanato dal mondo dell’immobiliare per seguire a pieno la campagna politica di Trump, che sembra approvare: “Nonostante il suo grande successo nel mondo del business ” ha detto Trump in un comunicato, ” ha comunque il diritto priorità – la famiglia viene sempre al primo posto”. Family first.