2 giugno all’insegna della Libia: da Mosca l’inviato per i negoziati

ROMA, 2 GIU – Italia, Russia e Usa rilanciano il messaggio del G8 di Deauville: Gheddafi se ne deve andare. E si siedono al tavolo della colazione a ‘tre’ al Casino Algardi nel cuore di Villa Pamphili, con tanti temi in agenda ma una ‘portata’ principale: la situazione in Libia.

Con il Cremlino che conferma di essere pronto a fare da mediatore e annuncia che manderà un inviato speciale a Bengasi, roccaforte degli insorti, ma anche a Tripoli, ultimo bastione del regime agonizzante.

E se da Mosca continua ad arrivare qualche ‘distinguo’ con il presidente Dmitri Medvedev che ribadisce la necessità di una soluzione politica e non militare, la strada è quella ormai imboccata. Non si torna indietro, ribadiscono Silvio Berlusconi, Medvedev ed il vicepresidente Usa, Joe Biden. Tutti e tre seduti allo stesso tavolo, per una colazione trilaterale ‘fiume’, durata un’ora e mezza più del previsto. Con Medevdev che ringrazia l’amico ‘Silvio’ per la nuova occasione di colloquio creata con gli Usa.

Obama e Medvedev si erano visti una settimana fa al G8, ma ogni chance di confronto è benvenuta, sottolinea il presidente russo ricordando che con Washington ci sono dossier su cui restano divergenze – scudo antimissile in primis – per le quali sono sempre utili scambi di opinioni.

L’incontro Berlusconi-Medvedev nel Casino Algardi, sede di rappresentanza di Palazzo Chigi, è una nuova conferma dell’asse Roma-Mosca – rapporti ottimi, tanti progetti comuni e grande sintonia da ‘alleati’ sui tavoli internazionali, sottolineano – ma anche l’occasione per quel trilaterale, con Biden, che oltre alla Libia affronta altri dossier della ‘primavera araba’ e non solo.

Sull’Egitto, Italia e Russia spingono per una ”soluzione equa ed umana” per Mubarak e Biden, pur non esprimendosi apertamente, lascia intendere di condividere la ‘formula’. Tutti e tre si dicono poi preoccupati per la ”seria” situazione della Siria e dopo un pranzo preceduto da un piccolo fuori programma – con Berlusconi che invita i due ospiti sul balcone per ammirare i giardini all’italiana – lasciano Villa Pamphili. Per rivedersi, in serata, al Quirinale per il concerto e la cena offerti da Napolitano.

Medvedev e Berlusconi incontrano i giornalisti insieme dopo il bilaterale, prima della colazione con Biden. Il vicepresidente Usa, invece, alla fine dell’incontro – considerati anche i tempi ristretti – sale in auto e va via. Lui i giornalisti li aveva incontrati ieri, al Quirinale, accanto a Napolitano, ribadendo che Italia e Usa sono ‘fianco a fianco’. Anche con una battuta: ”Se rinascessi, vorrei essere italiano”.

A Villa Pamphili, dove ha ricevuto anche il presidente dell’Ue Herman Van Rompuy ed il presidente afgano Hamid Karzai, Berlusconi ha incassato l’apprezzamento di Kabul per la missione italiana, per il comportamento dei militari e l’aumento degli addestratori. Per una transizione la cui scaletta resta quella di un disimpegno dal 2014.

E mentre con l’Afghanistan Roma firma anche due accordi – lotta al narcotraffico e cooperazione politica dei rispettivi ministeri degli Esteri – la girandola di bilaterali con i capi di stato e le delegazioni straniere non ha ‘bucato’ i temi economici. Con Berlusconi che ha ribadito a Van Rompuy che l’Italia centrerà l’obiettivo di azzeramento del debito nel 2014 e il presidente Ue che ha rassicurato sull’impegno della Commissione affinche’ la Grecia metta in ordine i suoi conti.

Un incontro che non ha mancato di affrontare anche l’immigrazione, con il premier che è tornato a ribadire la necessità dell’accoglienza da parte degli altri paesi Ue, non su base ‘volontaria’ ma come obbligo. E domani si replica a Villa Pamphili. Berlusconi riceverà prima il vicepresidente cinese, Xi Jinping, per consolidare e rilanciare i rapporti, economici (previsti 14 accordi) ma anche politici. Poi, nel pomeriggio, vedrà il presidente dell’Anp, Abu Mazen, per un bilaterale che cade in un momento clou per il processo di pace, dopo le ultime dichiarazioni di Obama e la visita negli Usa di Benyamin Netanyahu.

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