Siria, repressione. Crescono le preoccupazioni internazionali

Il presidente siriano Bashar el-Assad

BEIRUT, LIBANO – La sempre più sanguinosa repressione in Siria che secondo le stime correnti ha finora causato la morte di 400 persone sta provocando crescenti preoccupazioni a livello internazionale mentre l’Occidente continua inutilmente a cercare di fermare la furia del presidente Bashar el-Assad e comincia a discutere la possibilità di imporre ulteriori sanzioni oltre alle numerose già in atto.

L’allarme in Occidente per gli sviluppi in Siria – un importante Paese nella regione, adiacente ad Israele e strettamente legato all’Iran – è tale che il dipartimento di stato statunitense ha esortato gli americani a non recarsi nel Paese ed a quelli che già vi si trovano a partire immediatamente. Le famiglie dei diplomatici in servizio presso l’ambasciata a Damasco sono state evacuate, come anche il personale non essenziale. Anche la Gran Bretagna ha esortato i suoi cittadini ad andarsene.

Funzionari statunitensi hanno dichiarato, secondo quanto riferisce la Reuters, che l’amministrazione del presidente Barack Obama sta valutando la possibilità di ulteriori sanzioni contro Assad come mezzo di pressione per indurlo a desistere dal massacro che sta compiendo.

Le misure allo studio, che bloccherebbero i beni dei funzionari siriani negli Stati Uniti impedendo loro altresì di condurre affari con essi, verrebbero annunciate da Obama in un’ordinanza esecutiva. Non è però ancora dato di sapere se una decisione è già stata presa e se ad essere bersaglio delle sanzioni sarà direttamente Assad.

Gli analisti rilevano che le sanzioni renderebbero più assertivo l’atteggiamento dell’amministrazione Obama, che è stata criticata dalle associazioni per la tutela dei diritti umani per non aver fatto abbastanza al fine di bloccare gli sforzi di Assad, al potere da 11 anni, per reprimere con sempre maggiore brutalità la rivolta popolare che dura da un mese. I critici di Obama lo accusano di inazione in Siria, in contrasto con il ruolo svolto assieme alla Nato nel bombardare le installazioni militari del colonnello Muammar Gheddafi in Egitto. Ma per quanto riguarda l’eventualità di altre sanzioni alla Siria, nell’amministrazione vi è chi dubita che avrebbero un grande impatto.

Gli osservatori indicano infatti che la capacità degli Stati Uniti di influenzare Damasco è limitata per via delle sanzioni già in essere e perchè la Siria è strettamente alleata con Teheran, acerrimo nemico di Washington. L’amministrazione Obama è anche preoccupata dell’instabilità che la situazione siriana potrebbe creare nel suo alleato israeliano, e vuole evitare un altro impegno militare nel mondo islamico mentre già vi combatte due guerre, in Iraq e Afghanistan.

Gli Stati Uniti ed altre potenze occidentali da due anni cercano di allentare i rapporti con l’Iran di Assad e di convincerlo a raggiungere una soluzione pacifica nei rapporti con Israele. Ed ora, certi analisti avvertono che nuove sanzioni potrebbero rafforzare ancor più i rapporti della Siria con Teheran e rischiare di alimentare ulteriormente l’instabilità regionale ed attizzare conflitti settari.

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