La minaccia del terrorismo incombe sull’America di Obama e sul voto di midterm

Pubblicato il 30 Ottobre 2010 - 08:08 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama

La minaccia terrorista di Al Qaida allunga le sue ombre sul voto di medio-termine che con ogni probabilita’ cambierà radicalmente gli equilibri politici di Capitol Hill. Così l’America di Barack Obama, impegnata in queste settimane a discutere solo di economia, ripiomba nell’incubo attentati e torna a tremare per la propria sicurezza interna.

I pacchi sospetti provenienti dallo Yemen hanno improvvisamente ricordato agli americani che il loro Paese resta ancora nel mirino di Bin Laden. Lo stesso Barack Obama ha spiegato esplicitamente che ”si è trattato di una minaccia terroristica credibile”, prendendo molto sul serio tutta la vicenda. Inoltre c’è un particolare che sta inquietando i media Usa: i due plichi sospetti erano indirizzati a due sinagoghe di Chicago, la citta’ in cui domani Obama terra’ uno dei suoi ultimi comizi elettorali prima del voto di martedì.

Nel corso del briefing alla Casa Bianca, i cronisti hanno cercato di capire dal portavoce del presidente, Robert Gibbs, se si tratta di una coincidenza, o se gli uomini della sicurezza temono seriamente per la vita del Presidente. ”La nostra agenda non cambia. Gli uomini del controterrorismo stanno facendo un grandissimo lavoro. Non c’e’ motivo per modificare il nostro programma”, ha tagliato corto Gibbs.

Tuttavia, in molti si chiedono perché Al Qaeda abbia scelto un momento politicamente così delicato per tentare di colpire gli Usa. Chissà se il loro obbiettivo fosse proprio provocare un grave attentato, gettare il Paese nel panico, e magari mettere in questo modo in ulteriore difficoltà il presidente, gia’ in cattiva luce a causa della grave situazione economica. Del resto, anche in passato, i terroristi di Al Qaada hanno cercato, con i loro attentati sanguinosi, di influire su importanti appuntamenti elettorali. Basti pensare alle bombe di Madrid, a pochi giorni dalle elezioni politiche che hanno sancito la fine del governo di Josè Maria Aznar.