Albania, il traghetto è pronto, l’Europa apre i cancelli all’Italia di Giorgia Meloni, che botta per Schlein -Blitzquotidiano.it
Si riparte per l’Albania. Non più crociere o viaggi di andata e ritorno. I ministri europei della giustizia e dell’Interno hanno stabilito quali sono i paesi sicuri e quelli non. Tra i primi ci sono Marocco, Tunisia, Egitto e Bangladesh: una vittoria senza se e senza ma del modello Italia.
“Chi non può entrare da noi non entra”, si ribadisce. Vuol dire che quei migranti arrivati nel nostro Paese clandestinamente potranno essere rispediti a casa “con il beneplacito dei magistrati” che stavolta hanno proprio perso. “
E’ la svolta che l’Italia chiedeva da tempo”, sostengono al Viminale. Giorgia Meloni esulta in silenzio, non apre bocca, le bastano i risultati e questi dicono che la finzione è finita e tutto rientra nell’alveo di una normalità che non poteva più aspettare.
Da destra c’è chi la chiama una grande vittoria. I più intransigenti la definiscono una vendetta contro tutte le critiche che la premier aveva dovuto subire quando le navi erano tornate in Italia dopo poche ore di permanenza in Albania. Il Pd, in modo anche violento, faceva notare quanti soldi erano stati spesi inutilmente. Milioni di euro sperperati che avrebbero potuto servire a risolvere i mille problemi che angosciano il nostro Paese a Nord e a Sud.
L’Albania funzionerà, Meloni ci crede

Un brutto periodo per la maggioranza che doveva subire e non aveva alternative, vista la realtà dei fatti. Soltanto la Meloni non si arrendeva, convinta com’era che “i centri in Albania funzioneranno, eccome se funzioneranno”. Parole che avevano dato la possibilità all’opposizione di scatenare una bagarre e mettere all’angolo Giorgia. Elly Schlein, Giuseppe Conte e i loro cespugli (grati per le poltrone che occupavano) non davano tregua: mai un giorno senza attacchi alla premier e alle sue scoordinate decisioni.
Oggi, cala il silenzio. Nessun commento, nessuna risposta. Vuol dire che il colpo è stato duro e passerà del tempo prima che la sinistra trovi una contromanovra che la lascerà uscire dal pasticcio in cui è precipitata. Adesso nascono le previsioni più difficili: che cosa succederà con quei centri?
Ma c’è sempre un giudice da qualche parte
Quanti migranti potranno accogliere in attesa di rispedirli al loro Paese? E quanti potranno avere la sia pur minima possibilità di restare? Torna l’interrogativo di sempre: la nostra magistratura non reagirà per tentare una rivincita? Un problema quanto mai delicato: la commissione europea non poteva essere più chiara al proposito, però non si deve dimenticare la caparbietà dei giudici i quali andranno alla ricerca degli appigli più remoti per provare a far vincere la “controrivoluzione”.
Non è un periodo assai felice per la dirigenza di via del Nazareno. Schlein è sempre presa a combattere il fuoco amico assai più insidioso di quello della maggioranza. Il campo largo continua a vacillare, ma la segretaria non si dà per vinta certa com’è che solo l’unione della sinistra potrà sconfiggere nel 2027 l’attuale governo.
Ma non tutti i big del partito sono con lei. Ci sono nomi altisonanti che votano contro e non vedono l’ora di potersi liberare di una prima donna troppo schierata a sinistra.
L’ultima bega riguarda l’antisemitismo. Graziano Del Rio, un ex ministro, presenta un disegno di legge che è tutto a favore di Israele e una parte del Pd insorge. Prima gli chiede con le buone di ritirarlo, poi visto che non ci pensa nemmeno, lo mette in minoranza. A capitanare la fronda è il capo gruppo Francesco Boccia che non ha peli sulla lingua e mostra il pollice verso.
Certo, non era questo il momento di sopportare una nuova tegola come quella del rimpatrio forzato dei migranti irregolari; comunque sia il partito non arretra e sa attendere tempi migliori. Non sono quelli in cui l’ Europa cerca di districarsi tra mille marosi.
Donald Trump fa l’occhiolino a Putin, quest’ultimo dice a Bruxelles di non contraddire Washington e di essere più arrendevole. Il vecchio continente non ci sta e nemmeno arretra. Macron, Starmer e Merz sono tutti con Zelensky che oggi verrà a Roma per incontrare la Meloni a Palazzo Chigi. I volenterosi ritengono che Trump voglia rendere l’Europa più debole, più vulnerabile, più ricattabile in modo che non dia fastidio all’asse Usa-Russia. Giorgia Meloni potrebbe essere l’ago della bilancia in questa situazione ma non è affatto semplice barcamenarsi tra i due “litiganti”.
A Roma, nello splendido scenario di Castel Sant’Angelo si conclude la festa dei Fratelli d’Italia con un incontro-scontro fra Gianfranco Fini e Francesco Rutelli che nel 1993 si contesero il Campidoglio. Amarcord, nulla più. Una sola novità, quella che Fini riconosce oggi (a tempo scaduto) che fu un errore sciogliere Alleanza Nazionale.
Di Francesca Albanese non se ne sa più niente? No, chi le è contro ricorda che frequentava (o frequenta?) conferenze con capi e sottocapi di Hamas. “Deve dimettersi”, tuonano. Ma come si sa nel vocabolario italiano (lo rammentava Giovanni Spadolini) questo sostantivo è stato cancellato.
