Attenti alle ultime mosse dei titani: Putin apre, Netanyahu chiude. A parole, almeno. Lo zar dice che “guerra si può chiudere” e intanto alimenta una pioggia di droni e missili su Kiev. Dopo 2 anni di conflitto Putin ha innalzato la soglia di brutalità della sua aggressione confezionando un Natale di sangue sull’Ucraina. Il 13esimo attacco massiccio russo al settore energetico ucraino allo scopo di provocare blackout e blocchi del riscaldamento nel pieno dell’inverno. Solo a Kharkiv mezzo milione di persone sono rimaste al gelo. E il giorno di Santo Stefano Putin è tornato a farsi sentire con una affermazione che ha fatto il giro del mondo. Cioè: “Vogliamo chiudere la guerra, non congelarla”. Non una parola per l’ecatombe di quasi 800.000 tra morti e feriti russi e alleati nordcoreani; silenzio sulle crescenti difficoltà dell’economia. Nel frattempo sono avviati i negoziati in Slovacchia. Ha parlato anche il ministro degli Esteri russo Serjei Lavrov: “Non ci illudiamo su una facile soluzione della crisi ucraina con Trump alla Casa Bianca, poiché l’obiettivo di sconfiggerci sembra immutato. La tregua non porterebbe da nessuna parte, ma siamo pronti ai colloqui”. Sottinteso: ovviamente alle rigide condizioni poste da Putin definite con ipocrita etichetta “garanzie di sicurezza per la Russia e i suoi vicini”.
Due disastri inquietanti
Due episodi avvolti nel mistero. L’aereo caduto in Kazakistan e la petroliera della flotta ombra di Mosca accusata di aver tranciato 4 cavi sottomarini per le telecomunicazioni nel Baltico tra Finlandia, Estonia e Germania. Quanto al disastro dell’aereo partito da Baku, (morti 38 dei 67 passeggeri), si è sempre più convinti che il velivolo sia stato abbattuto da un razzo della contraerea russa. Ci sono immagini compatibili con l’impatto di un missile sulla coda. È intervenuto il portavoce del Cremlino: “È sbagliato fare ipotesi sulle cause finché le indagini sono aperte”. Arrestati due youtuber che filmavano la carlinga. Una cosa è certa: la tragedia è costellata di anomalie. L’aereo è stato abbattuto quando si trovava nello spazio aereo ceceno infestato dai missili russi contro i droni ucraini. Quanto alla petroliera tutto è un rebus.
Israele ora colpisce gli Houthi
Netanyahu è deciso: “Avanti finché il lavoro non è finito”. Israele in queste ultime ore ha bombardato la capitale dello Yemen in risposta ai lanci di missili ipersonici scagliati dagli Houthi contro lo Stato Ebraico. Dunque Netanyahu ha impresso una accelerazione contro le milizie yemenite finanziate dall’Iran e ora Bibi si prepara alla possibile rappresaglia alzando il livello di allerta dei sistemi di difesa aeronautica. Dopo aver pressoché azzerato la capacità militare di Hamas a Gaza (lontana comunque l’intesa sui rapiti) e aver contenuto l’urto di Hezbollah in Libano, Netanyahu è andato giù duro con lo Yemen: “Anche gli Houthi impareranno ciò che hanno imparato Hamas, Hezbollah, Assad e altri”. Nel mirino tutti i leader yemeniti la terza “H” minacciosa. Lunedì si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per valutare gli sviluppi della crisi. Il bilancio della sola Gaza è spaventoso: oltre 45.000 vittime in 448 giorni di guerra. La pace è ancora lontana.