
Aspettando Giorgia, ecco i mille problemi che tormentano l’Italia: giovani, medici, caffè, ristoranti che chiudono (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Lo tsunami dei dazi sta producendo danni che potrebbero essere irreversibili: occorre quindi trovare qualche via d’uscita che non faccia precipitare l’Italia in una crisi senza soluzioni. Per ottenere un buon risultato, è necessario non avere una fretta precipitosa. Il muro contro muro porterebbe l’Italia a sbattere.
La valeriana è un calmante del sistema nervoso che con i tempi che corrono sarebbe bene consigliare a molti esponenti politici.
Meglio l’allarmismo o il buon senso e la razionalità quando ci si trova dinanzi ad eventi come questi che stanno sconvolgendo il mondo?
Dazi e armi, la grande divisione

È l’interrogativo su cui si discute e ci si divide. Per alcuni, bisogna inseguire e raggiungere la pace a tutti i costi; altri, invece, preferiscono tenere il bazooka sul tavolo pronti ad usarlo.
A quale scopo e per quali risultati? Davvero, sembra incredibile che negli anni di grazia che stiamo vivendo possa esserci qualcuno che debba essere considerato guerrafondaio.
Se la pensa così o non lo sa o non ha vissuto (come qualcuno ancora ricorda) i giorni terribili del secondo conflitto mondiale.
Questo non significa rimanere inerti, magari con le mani in mano, in attesa di eventi migliori. È giusto guardarsi intorno, capire che l’Europa non può più essere quella sonnolenta e incapace di prendere una qualsiasi iniziativa. Prepararsi alla difesa è un must, difendere i propri confini è un sacrosanto diritto.
A Bruxelles si parla di riarmo
Allora, non bisogna gridare allo scandalo se a Bruxelles si parla di riarmo. Il sostantivo adoperato non è di nostro gradimento, cambiamolo subito purchè la sostanza rimanga tale e quale.
Per una parte della nostra politica che organizza manifestazioni di piazza, tutto ciò significa essere con chi insegue le armi a tutti i costi, dimenticando tutti gli altri guai che assillano il nostro Paese. Non è così, a nostro avviso: si debbono trovare i soldi sia per l’uno che per l’altro problema senza la paura di essere considerati nemici della pace.
Contrapporre dazi ad altri dazi sarebbe iniziare una guerra commerciale da cui avremmo poche possibilità di salvarci. Meglio seguire altre strade. Ad esempio, quella che porterà Giorgia Meloni alla Casa Bianca alla vigilia della Pasqua.
Si va alla ricerca di un compromesso – chiamatelo se volete patto- che ridia ossigeno alle nostre casse ed al nostro bilancio.
Questo vuol dire andare da Trump “con il cappello in mano”, come titola stamane un giornale che si ritiene né di destra, né di sinistra? Assolutamente no: vuol dire al contrario comportarsi da premier che difende, innanzitutto, gli interessi italiani. Proprio come è avvenuto ieri quando sono stati stanziati 25 miliardi di dollari per venire incontro alle imprese che non stanno vivendo i loro giorni migliori.
Siamo europei, ma anche amici da sempre degli Stati Uniti. Non è un peccato riconoscere che, dopo la seconda guerra mondiale, abbiamo potuto riprenderci solo perché l’America è venuta incontro alle nostre difficoltà.
Un “viaggio della speranza”, quello della premier? Definiamolo come più ci aggrada, ma riconosciamo, nel contempo, che potrebbe portarci a quell’obiettivo che la Meloni ha definito un “incontro che possa finire zero a zero”.
Da qualche giorno siamo entrati in Primavera, una stagione che aiuta l’ottimismo. Come sarebbe bello che, dopo la Pasqua, la nostra Italia potesse trascorrere due giorni di vacanza in santa pace.
Il 25 aprile, l’anniversario della Liberazione e il Primo Maggio, festa dei lavoratori. La prima data sarebbe magnifico poterla trascorrerla al di là delle polemiche tra conservatori e progressisti. Il fascismo e il comunismo sono stati cancellati dalla storia. Perché dobbiamo ricordarli e basarci su polemiche che non hanno più senso?
In egual modo l’inizio del mese di maggio non può essere appannaggio dei sindacati e del concerto che quest’anno tornerà a piazza San Giovanni. Per carità, non facciamo che anche i ritornelli delle canzonette possano essere “provocatori” e indirizzarci verso un obbiettivo che non ci appartiene più. Ne siamo convinti?