
Meloni da Trump, sarà Pasqua di resurrezione anche per l’Europa? Ecco tutte le incognite (nella foto Ansa Donald Trump con Giorgia Meloni) - BlitzQuotidiano.it
C’è chi lo ritiene un “viaggio della speranza” quello che Giorgia Meloni farà a Washington per incontrare Donald Trump.
Volerà in America il 16 aprile quattro giorni prima della Pasqua. Si metterà sugli attenti (come titola stamane in prima pagina l’Unità) o farà un gran regalo all’Italia e perché no all’Europa?
Non sarà una trasferta facile, tutt’altro: il super presidente non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro, ha già detto chiaro e tondo che solo così gli Stati Uniti torneranno ad essere la prima potenza del mondo.
Allora, in che modo la premier potrà spuntarla ed ottenere almeno qualche sconto sullo tsunami dei dazi?
Meloni diplomatica

Dovrà usare molta diplomazia fidando specialmente nel fatto che Trump la ritiene una gran donna politica. Non è sufficiente, perché se la Casa Bianca cederà su qualche punto mostrerà quella debolezza che sono in tanti a prevedere. Finirà il bluff e con esso tutto lo scompiglio che è costato in pochi giorni una perdita di diecimila miliardi. Avete letto bene, non è un errore tipografico, come si diceva una volta.
Comunque, viaggio a parte, l’Europa si sta attrezzando. La lista dei contro dazi è pronta, è stata votata dai 27 paesi volenterosi, ed entrerà in vigore il 15 di aprile, se non succederà qualcosa di nuovo.
Ma è una data, questa, che potrà subire qualche ritardo se il viaggio della Meloni porterà indietro qualche buon risultato. Si stanno vivendo giorni in cui si alternano due sostantivi: allarmismo e pragmatismo.
I fautori del primo sono coloro i quali vedono di colore nero il nostro futuro. Per essere del tutto chiari fanno parte di questa corrente tutte le opposizioni, vale a dire quel campo largo che Elly Schlein continua a sognare.
La prudenza non è mai troppa
I sostenitori del secondo sono gli ottimisti o, meglio, chi ritiene che in casi difficilissimi (come quello che stiamo vivendo) occorrano saggezza e prudenza. Lo scontro, il braccio di ferro, il muro contro muro sono controproducenti e potrebbero portare conseguenze irreversibili per tutti, anche a chi i dazi li vuole imporre ad ogni costo.
Per raggiungere questo traguardo l’Europa non dovrà dividersi, ma usare una sola parola: unità. I contrasti, le opinioni divergenti, i litigi ideologici, debbono essere lasciati da parte e se ne dovranno convincere pure i francesi e i tedeschi che vogliono solo trattare con Trump senza ulteriori ostacoli. Potrebbe voler dire sottomettersi e basta. Ubbidire ai diktat degli Stati Uniti senza controbattere su nessun punto.
Non è l’opinione di quanti, invece, vogliono far sentire la loro voce e non abbassare il capo dinanzi agli ordini definiti cervellotici, se non isterici, del presidente degli Stati Uniti.
Ursula von der Leyen caparbiamente vuole dimostrare che il vecchio continente è uscito finalmente dal torpore che lo aveva contraddistinto negli ultimi vent’anni. Giorgia Meloni è dalla sua parte, però con qualche piccolo distinguo: ad esempio, quello di andare da Trump di persona e strappare, almeno per le industrie (che si dicono in crisi) uno sconto pari allo zero. Il che significherebbe dare una boccata di ossigeno a quanti stanno vivendo giorni complicatissimi.
Pensate che con tutti i guai che imperversano in Europa la politica in Italia abbia finito di polemizzare? Nemmeno per sogno. Matteo Salvini, dopo aver tentato in qualche modo di ritornare al Viminale, si è placato affermando che la Lega è il collante del governo. (Amen).
Al contrario non si ferma la guerra a sinistra che ormai divide palesemente Giuseppe Conte da Elly Schlein. L’ex presidente del consiglio insegue un sogno, quello di tornare a Palazzo Chigi. Con quali voti se la coalizione è di là da venire, se verrà? I rumors confessano che il leader dei 5Stelle stia andando alla ricerca di cervelli che possano aiutarlo a sconfiggere la segretaria del Pd. Li troverà, andranno a far parte di quel movimento che voleva aprire Camera e Senato come una scatoletta di tonno? “Tempi remoti”, sostengono oggi i pentastellati, ma non possono però negare che tra Giuseppe ed Elly sia in atto quella che Il Tempo definisce stamane “La resa dei Conte”.