Italia 2025, bilancio a piu facciate: pil resiste, spread ai minimi, fisco ingordo, milioni senza soldi - Blitz quotidiano.it (Giovanni Malago e Jasmine Paolini con la fiamma olimpica nella foto ANSA)
Come si sta in Italia nel momento in cui il 2025 è ai titoli di coda? Maggioranza e opposizione, ovvero i poli opposti, la pensano in maniera diametralmente diversa.
Il governo ritiene che il Paese stia meglio, mentre la minoranza pensa che siamo sull’orlo del fallimento. In entrambe i casi l’ideologia fa velo e non mostra la realtà.
È vero che l’economia tiene, lo spread è ai minimi termini, l’occupazione ha livelli da record, il fisco ha guadagnato negli ultimi dieci mesi 13 miliardi di euro. Ma non si può nascondere, però, che i problemi da risolvere sono tanti, in primo luogo la povertà di milioni di famiglie che non sanno come arrivare alla fine del mese e il carrello della spesa che ha avuto una impennata tale da impensierire il bilancio di chi ogni giorno deve andare al mercato per mettere insieme il pranzo con la cena.
Italia al Referendum nel 2026

Probabilmente il 2026 sarà un anno decisivo per capire quale sarà il domani. In primavera, si dovrà votare per un referendum che riguarda la riforma della giustizia: un vero spartiacque per le forze politiche. La destra sostiene che la divisione delle carriere darà un nuovo impulso all’Italia; la sinistra pensa invece che in questo modo la magistratura vivrà sotto il cappello della politica e non avrà più quell’autonomia dettata anche dalla Costituzione.
È una cartina di tornasole che indicherà certamente quali sono i valori (in termine di voti) delle due fazioni. Giorgia Meloni ha una idea ben precisa in testa: qualora questa “rivoluzionaria” riforma sarà respinta dagli italiani, il governo non ne trarrà nessuna conseguenza. In breve: tutto rimarrà come prima.
Non è proprio così, perché anche se non lo si dice apertamente, il referendum risponderà a molti degli interrogativi che il Paese ha di fronte. Se a vincere saranno i si, l’esecutivo potrà vivere giorni tranquilli non solo fino al 2027, ma pure oltre. Se, invece, saranno i no a prevalere (nonostante i sondaggi), Elly Schlein e i suoi fedelissimi tireranno un sospiro di sollievo e andranno avanti a testuggine per il traguardo che si sono prefissi: quello di buttare giù la premier e dare all’Italia un volto nuovo (che è quello vecchio).
In questo braccio di ferro che divide le forze politiche, vivono (fra diverse peripezie) gli italiani che hanno dimostrato negli anni passati di sapersi districare nelle pastoie della politica. Senza dimenticare che la grande maggioranza che abita nel nostro Paese (il 72 per cento degli intervistati) ha detto chiaro e tondo che non crede più ai partiti, ai loro leader e al Parlamento in genere.
Assenteismo preoccupante
È un crescendo pericoloso quello dell’assenteismo che aumenta a dismisura ogni volta che andiamo a votare. Senatori e deputati non possono continuare a sottovalutare questa protesta: forse la folla di chi non si reca alle urne e preferisce quel giorno andare in gita al mare o in montagna aspetta che la situazione cambi e con essa il modo di affrontare i problemi più difficili e risolverli con urgenza. Solo allora, quei signori e quelle signore che preferiscono astenersi torneranno a mettere la scheda nell’urna e saranno decisive le loro preferenze per confermare il governo di destra o cancellarlo e ritentare con la sinistra (o il centro sinistra) un nuovo corso che sconfessi quanto di buono o di cattivo abbia fatto l’attuale maggioranza.
La situazione internazionale non aiuta certo i Paesi a trovare soluzioni per i loro guai. Donald Trump dice con estrema chiarezza che “se l’Europa non cambia rischia la cancellazione” e il suo di nuovo amico Elon Musk va ancora più in là. Grida: “bisogna abolirla”.
Il pericolo è dietro l’angolo perché se davvero gli Stati Uniti dovessero mollare il vecchio continente, nascerebbe un periodo scuro nel quale gli stati sovranisti, senza l’indispensabile unione, vivrebbero alla giornata con la minaccia di essere invasi dai più forti che magari non vedono l’ora che questo accada.
È arrivata l’ora di smetterla con la pubblicità e l’informazione distorta che cerca soltanto di portare acqua al mulino di chi vuole pavoneggiarsi. “Vogliamo la terza repubblica”, tuonano a destra; “Non ne possiamo più di questo governo”, replicano a sinistra. Senza mai trovare il bandolo della matassa che possa dare risultati confortanti.
Esistono i paladini della famiglia contrapposti a quelli degli stati sociali. Si battibecca pure se tre fanciulli vengono strappati ai genitori: è giusto o sbagliato essere da una parte o dall’altra? Si creano le larghe intese (forse, chissà?), si vuole arrivare ad avere una forza che si possa contrapporre alla maggioranza odierna. Sono tutti tentativi che non guardano al futuro del nostro Paese per il quale tutti nei Palazzi si dovrebbero comportare in maniera diversa. Ma questi ritornelli non piacciono più ai signori del Parlamento che sono in tutt’altre faccende affaccendati.
Sia allora lo sport a darci quelle soddisfazioni che ci mancano: ieri è stata accesa dal capo dello Stato quella fiaccola che ritornerà in Italia il giorno dell’inaugurazione delle Olimpiadi invernali. Non sarà facile tagliare certi traguardi, ma gli azzurri ce la metteranno tutta per salire sul podio, magari dopo aver vinto una medaglia d’oro.
