La preghiera di Landini: : "Dacci il nostro sciopero settimanale e tanta patrimoniale” -Blitzquotidiano.it (foto ANSA)
Maurizio Landini torna a recitare la sua preghiera preferita: “Dacci oggi il nostro sciopero settimanale”. L’appuntamento è per venerdì prossimo, naturalmente verso il fine settimana. Saranno tanti gli argomenti per i quali si invitano i manifestanti a scendere in strada: la scuola, la sanità, il salario minimo, la manovra economica, la crisi occupazionale dei giovani.
Novità? Nessuna, il ritornello è sempre lo stesso: uguale, monotono, poco interessante perché ormai stantio. Tanto che non molti sono coloro che vengono attratti dalla marcia, tranne coloro che la Cgil controlla e strumentalizza.
Landini continua a tuonare: insiste perché diventi legge “un contributo straordinario per i più ricchi”. Gli ha cambiato nome visto che quello antico non attecchisce. Si tratta più comunemente della patrimoniale, l’unica tassa che il buon Maurizio continua a perorare per far sentire la sua voce sempre più flebile.
Grida, si sbraccia, chiama a raccolta i fedelissimi, ma tace sull’aggressione subita dai simpatizzanti della Uil che non condividono le sue idee.
Landini alle ultime in Cgil

(foto ANSA) – Blitz quotidiano.it
In fondo, lo si può capire il caparbio Landini. Ormai sa che le sue ore a capo della Cgil sono al tramonto. Dovrà lasciare il posto ad un “compagno” che gli succederà. “E a me?”, si interroga. Che cosa potrà fare? La strada che sogna è quella politica, non di basso profilo. Una poltrona importante, la merita perbacco.
È stato si o no l’uomo che ha fatto tremare i vari inquilini di Palazzo Chigi? Dunque? La verità è che quei posti sono tutti occupati e chi li ha conquistati non ci pensa nemmeno un attimo a lasciarli. Nemmeno se chi lo vorrebbe si chiama Maurizio Landini.
Così, a lui non resta che il “benedetto sciopero” a cui si aggrappa per non scomparire. Appena può, ne organizza uno. Pazienza se le città in cui avviene la protesta siano paralizzate dai “landiniani”. Il traffico impazzisce, pure chi vorrebbe andare a lavorare non riesce a raggiungere l’ufficio o il cantiere perchè non si circola, il centro e la periferia sono bloccati. Quando non capita sulle autostrade o nelle stazioni ferroviarie dove non si parte e non si arriva.
In Medio Oriente imperversa una guerra che non finisce mai, tutti i tentativi per bloccarla sono falliti e ora pure gli Stati Uniti sembrano infischiarsene perché hanno troppe gatte da pelare in casa loro. “L’Europa rischia la cancellazione, se non cambia musica”, sostiene Trump. “Deve essere abolita”, gli fa eco il suo vecchio-nuovo amico Elon Musk tornato all’ovile. Di questi urgentissimi problemi si sente mai parlare in una kermesse sindacale?
La risposta la lasciamo a chi legge e soprattutto a chi teme che il conflitto possa coinvolgere il vecchio continente assediato dall’asse Russia-Usa,
In politica, dalle nostre parti, c’è chi vuole tornare all’antico, anzi lo sogna.
Il ritorno di Fini
È il figliol prodigo Gianfranco Fini che oggi si esibirà sul palco di Atreju, la festa dei giovani di Fratelli d’Italia. “Sono emozionato, commosso”, dice con un filo di voce. Sono 17 anni che l’ex presidente della Camera manca da una platea importante. Un periodo lungo, troppo lungo nel quale avrà forse ripensato a quel duetto con Silvio Berlusconi che lo accusava di parlar male del partito in cui militava. “Non lo puoi fare”, gli faceva notare il Cavaliere. “Perché se no mi cacci?”, rispondeva stizzito.
Tempi lontani in cui però echeggiava la parola che metteva a tacere tutti: fascista. Non è una moda passata, nonostante quel periodo sia stato cancellato dalla storia. Così avviene che una casa editrice non può stampare un libro controcorrente. I soliti intellettuali protestano, anzi non partecipano alla fiera e alcuni manifestanti si sbracciano alzando il pugno e gridando slogan che hanno un unico refrain. Tutto deve scomparire secondo la parte più oltranzista di questo gruppo di persone (fortunatamente piccolo).
Anche i monumenti e gli interi quartieri sorti in quel periodo. Proviamo a ricordare: l’Eur, una volta E42, il Foro Italico, dedicato a Benito Mussolini. Non importa se siano opere architettoniche di grande rilievo che portano la firma di Enrico Del Debbio.
Purtroppo c’è ancora chi estremizza il proprio pensiero e non ha paura di esternarlo (o forse si, visto che si imbrattano di nascosto i muri delle città o dei Palazzi storici). L’ultimo in ordine di tempo è quello apparso a Marina di Pietrasanta in Toscana, dove si invitava “a sparare a Giorgia”. La firma antica delle Brigate Rosse non deve far tremare i tanti italiani che sono contro queste barbarie.
Dov’è Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite? È ovunque ci sia una manifestazione Pro Pal. Marcia sorridente, non arretra dinanzi ad un microfono, anzi lo cerca disperatamente perché la sua stella è cadente. Bologna non le ha tolto la cittadinanza onoraria, Firenze si, insieme con altri comuni che non approvano quanto va predicando.
Una unica eccezione, quella di Mimmo Lucano, il sindaco di Gerace che conta 2500 abitanti. Siamo in Calabria, la regione dove nelle ultime amministrative, la destra ha quasi raddoppiato i voti dellasinistra.
