L'EDICOLA, Il Corriere: "Israele, è il giorno degli ostaggi". Il Messaggero: "Gaza, gli ostaggi verso casa". Libero: "Gli azzurri di Gattuso nel mirino dei pro-Pal" - Blitz Quotidiano
La notizia principale di oggi in apertura sui quotidiani è quella relativa alla liberazione, prevista per oggi, degli ostaggi israeliani da parte di Hamas e al viaggio in Medio Oriente del presidente degli Stati Uniti Trump, che visiterà Tel Aviv e poi andrà in Egitto per la firma ufficiale dell’accordo per la tregua fra Israele e Hamas. “Gaza, gli ostaggi verso casa”, titola Il Messaggero. “Israele, è il giorno degli ostaggi”, è l’apertura del Corriere. “Gli azzurri di Gattuso nel mirino dei pro-Pal”, è la prima pagina di Libero.
Ecco la rassegna stampa di oggi:
“Il giorno degli ostaggi” (La Repubblica).
“Israele, è il giorno degli ostaggi” (Il Corriere della Sera).
“Gaza, il percorso e il dirupo”. L’editoriale di Angelo Panebianco: “Il summit che si tiene oggi a Sharm el Sheikh presieduto da Donald Trump e dall’egiziano al-Sisi, ora pone fine al terribile conflitto di Gaza e riporta a casa gli ultimi ostaggi israeliani. Ma è, nelle intenzioni, molto di più. Un «nuovo inizio»? Ci sono momenti nella storia in cui sembra che stia cambiando tanto, che una radicale discontinuità rispetto al passato sia in atto. Il summit che si tiene oggi a Sharm el Sheikh presieduto da Donald Trump e dall’egiziano al-Sisi, con la partecipazione di tanti capi di governo, è uno di quei momenti. Salvo incidenti dell’ultima ora pone fine al terribile conflitto di Gaza e riporta a casa gli ultimi ostaggi israeliani. Ma è, nelle intenzioni, molto di più. Delinea, anche se i contorni sono nebulosi, un percorso di pacificazione”.
“No allo Stato palestinese” (La Stampa).
“Famiglie italiane, da 13 a 29 stipendi per azzerare il debito” (Il Sole 24 Ore).
“Gaza, gli ostaggi verso casa” (Il Messaggero).
“La pace scomoda per il popolo anti Trump”. L’editoriale di Alessandro Campi: “Sarà una pace duratura, ci si chiede da giorni? Nessuna pace è eterna e definitiva, perché questa dovrebbe esserlo? La pace può durare un mese, cinque anni o mezzo secolo. Dipende dalla chiarezza e plausibilità degli obiettivi fissati e delle clausole sottoscritte (le paci troppo punitive o ambigue di solito preparano nuove guerre), dalla volontà reale di chi l’ha mediata e siglata, dai tentativi di minarla da parte di chi ha da guadagnare da una continuazione o ripresa del conflitto, dal grado di saggezza politica o di accecamento ideologico di coloro che se ne fanno interpreti e garanti, dall’inevitabile mutare delle circostanze”.
“Il giorno della libertà” (Il Giornale).
“Herzog vuol salvare Netanyahu. Che minaccia: Non finisce qui” (Il Fatto Quotidiano).
“Centri sociali ancora in guerra. Sarà un autunno caldissimo” (La Verità).
“Gli azzurri di Gattuso nel mirino dei pro-Pal” (Libero).
“Meloni in Egitto dalla parte giusta della storia”. L’editoriale di Mario Sechi: “La liberazione degli ostaggi dalle mani di Hamas è il primo passo nell’applicazione dei 20 punti del piano di pace per Gaza. È la condizione necessaria, il resto seguirà. Ma dall’altro ieri è partito il giochino delle sinistre pro-Pal per delegittimare la pace, raccontandola in maniera opposta rispetto alla sua genesi: il tentativo è quello di far passare il piano come la volontà di Trump che piega i diabolici desideri di Netanyahu. Hanno bisogno del mostro”.
“Israele, è il giorno degli ostaggi. Trump benedice la ‘sua’ pace” (Domani).










