
Macron a Roma: cosa c’è dietro il baciamano francese a Giorgia Meloni (e all’Italia) (foto Ansa) - Blitz Quotidiano.it
Emmanuel Macron arriverà martedì a Roma per incontrare Giorgia Meloni. Un vis a vis a Palazzo Chigi per affrontare (e magai tentare di risolvere) i problemi dell’Europa.
Che cosa dirà quel giorno l’opposizione? Non potrà più affermare che la nostra premier è isolata, che non ha più amici nel vecchio continente ed è fuori da qualsiasi incontro fra i grandi.
Certamente si inventerà qualcosa come ad esempio che la Meloni si è inginocchiata davanti al presidente francese e lo ha implorato di venire a Roma per smentire le voci che la davano ormai una perdente. O, magari, ripetendo un ritornello che vorrebbe l’Europa appannaggio dei conservatori dai quali Macron non si è mai allontanato. Il solito refrain del “fascismo o quasi” a cui la sinistra si aggrappa quando non sa più dove appigliarsi.
Il viaggio non è, dunque, una illusione o soltanto una trovata pubblicitaria. Questo no, ma i rumors della stampa assai vicini al Pd insinuano il fatto che Giorgia Meloni si sia rivolta a Merz pregandolo di fare da intermediario. Insomma. si va alla ricerca di un qualsiasi appiglio pur di ritenere che l’incontro di Palazzo Chigi sarà un nuovo flop.
Macron cerca titoli

La realtà è un’altra: in patria il presidente francese non gode ottima salute. Il governo traballa, il Paese mormora e i suoi avversari sono tanti. Ne fa fede il refrain che lo vuole presto fuori dall’ Eliseo.
Ecco perchè è dappertutto, ogni occasione è buona per apparire e dimostrare la sua importanza. Anche una foto, una semplice foto lo può aiutare per convincere il suo popolo che la credibilità di cui ancora gode non è affatto scalfita.
Ma non è così, se dobbiamo stare ai fatti. Il suo convincimento di mandare un esercito europeo è fallito ancor prima di essere preso in considerazione. L’unico che la pensava come lui era il premier inglese che europeo non è più dopo la Brexit.
Fu proprio Giorgia Meloni ad opporsi con tutte le forze a quella idea pericolosa che avrebbe potuto significare l’inizio di un conflitto mondiale. Che cosa volevano dire quei soldati se non una difesa europea contro l’invasione russa in Ucraina? Quali conseguenze avrebbe potuto avere? Per fortuna la marcia indietro è stata repentina e non si è più parlato di arrivare sino a Kiev per difendere Kiev dai missili di Mosca.
La strage in Medio Oriente
Se in quel conflitto le iniziative di Macron sono fallite, anche nella terribile guerra che divide il Medio Oriente il presidente dei francesi non può giocare le sue carte. Ritiene che riconoscere la Palestina è un “must”, che a Gaza continua una insostenibile situazione umanitaria. Morti, feriti, donne e bambini uccisi. Nessuno nega questo sterminio. Però puntare il dito esclusivamente contro Israele è forse controproducente, se è vero come è vero che Benjamin Netanyahu sostiene che il 7 ottobre sarà un giorno di festa per i transalpini.
Si comprende allora perchè Macron vada in cerca di amici. In Patria, la situazione economica non promette nulla di buono. Anzi, è il contrario. Il PIL (prodotto interno lordo) cresce più a Roma che a Parigi, creando reazioni che non sono proprio vicine alle idee del presidente francese.
Se ne dovrebbe dedurre che non è la Meloni ad essere isolata, se si vuole fare un confronto. Ma questo non è il tempo di vantarsi o di voler primeggiare.
Ora, è l’Europa che deve essere difesa preparando e costruendo una pace che non vuol dire sottomissione. La civiltà Occidentale non ha bisogno di padrini, vuole soltanto crearsi un futuro che ridia maggiore tranquillità ai suoi abitanti.
Fabio Panetta, il governatore della Banca d’Italia, ha voluto essere chiaro fino in fondo nell’ultimo discorso di qualche giorno fa. E’ vero: la disoccupazione in Italia è diminuita, ma è aumentato nel contempo anche il carrello della spesa. Vuol dire che ogni giorno milioni di famiglie dovranno combattere per arrivare a fine mese senza dover chiedere prestiti che magari non potranno restituire.
E’ l’unione che fa la forza: ecco il concetto che i leader europei non dovranno mai dimenticare