Mattarella tra le poche certezze degli italiani, mettersi contro di lui un autogol. Ci provò di Maio e se ne pentì (Foto Ansa)
Ci vuole coraggio a mettersi contro Mattarella, tra le poche certezze degli italiani. Negli ultimi giorni il Capo dello Stato è stato indirettamente coinvolto in una (quasi) crisi istituzionale in seguito a un articolo pubblicato sul quotidiano La Verità dal direttore Maurizio Belpietro, intitolato “Il piano del Quirinale per fermare Meloni”, che alludeva a scenari politici antigovernativi, in seguito a delle frasi (inopportune, diciamolo pure), pronunciate da Francesco Saverio Garofani, consigliere del presidente della Repubblica. A chiedere una smentita al consigliere è stato il capogruppo di FdI alla Camera, Galeazzo Bignami (senza consultare preventivamente la premier).
Una richiesta a cui il Colle ha risposto con “stupore”, a fronte di una dichiarazione del capogruppo meloniano “che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo”. Immaginare Mattarella arrabbiato è qualcosa che sfugge all’immaginazione, ma non è escluso che questa volta sia stato così. Eppure la storia ci insegna che mettere in dubbio la sua assolutezza morale è un errore. Ci provò di Maio per il caso Savona nel 2018 quando ne chiese l’impeachment e ancora lo ricordiamo imbarazzato nello studio di Mirta Merlino ammettere che quel gesto fu un clamoroso errore.
