Giuseppe Conte, uno che è stato presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana. Premier un po’ per caso, Di Maio e Salvini alleati di governo non potevano concedersi l’un l’altro l’incarico e dovettero inventarsi qualcuno che reggesse…il moccolo politico. Premier di facciata doveva essere ma poi Giuseppe Conte prese fiducia, auto stima e ci prese pure gusto. Tanto gusto e autostima da considerare se stesso intercambiabile e insieme indispensabile. L’unico, l’unico del genere: infatti passò a governare, fare il presidente del Consiglio in alleanza col Pd. Lega o Pd, l’uno o l’altro pari sono, l’importante è ci sia io, Conte. D’altra parte non era forse il Pd di Zingaretti che lo battezzava come il punto di riferimento del progressismo?
Tanto gusto e autostima ci prese e sempre più ci prendeva Giuseppe Conte che, quando i suoi due governi double face (a maggioranza reversibile come il dentro e fuori di certe acriliche tute) ebbero fine, Conte Giuseppe non trovò altra spiegazione plausibile del complotto e usurpazione ai suoi danni. Da allora non ha posto limiti alla santa causa della reconquista e, se reconquista non può essere, che sia almeno rivalsa, vendetta. Ogni mezzo è buono se il fine è quello di punire gli usurpatori. Ed eccolo quindi Giuseppe Conte a rimestare, con supremo sprezzo dello squallore, nel cassonetto della propaganda e tirarne fuori una frase sguaiata, scomposta, volgarmente bugiarda: “Fanno la guerra con i soldi del 11o per cento…”.
Berlusconi sfollato di guerra
Uscendo da un seggio elettorale domenica 12 febbraio Silvio Berlusconi ha detto quel che davvero pensa: la guerra è colpa di Zelensky, Putin non poteva non farla, agli ucraini andrebbe detto: arrendetevi e vi daremo un sacco di soldi, se non vi arrendete neanche quelli. Sottinteso: basta con queste menate di indipendenza, integrità territoriale, ci rimettiamo tutti soldi. Ha concluso e riassunto: “Io con quel signore proprio non andrei a parlarci”. Di conseguenza a non voler parlare, trovarsi faccia a faccia magari su un palco con lui, Silvio Berlusconi, è stato l’intero Partito Popolare europeo. Europeo, non ucraino. Partito Popolare, i moderati d’Europa che all’idea di una foto oppotunity con Berlusconi Putin supporter si vergognano e di vergognarsi pubblicamente lo dicono. Con serena ovvietà e solo perché sollecitato da domande dei giornalisti in conferenza stampa, Zelensky ha detto di Berlusconi: “Non gli hanno bombardato casa e mandato i parà a catturarlo”. Con patetica goffaggine allora Berlusconi si è vestito da sfollato di guerra in un patetico tentativo di equiparare il suo vissuto a quello degli ucraini sotto invasione russa. Incontinenza, difficile dire se politica, scenica o senile.
Bonaccini e Schlein, i rasoterra
Rasente i muri, anzi meglio ancora rasoterra: sulla guerra i due candidati al guidare il Pd zitti zitti si stanno defilando all’inglese. Defilando da chi, da cosa? dall’impegno netto, dalla prima fila del sostegno all’Ucraina dove Enrico Letta aveva collocato il Pd. Sulla guerra entrambi usano e ricorrono alla regola per cui una parola netta è poco e due sono troppe. Permane certo il “sostegno all’Ucraina” ma si arricchisce sempre di appunto un “ma” e di un “e anche”. S’avanza la predicazione del deporre le armi, cade, sfuma, evapora l’equazione per cui se la Russia depone le armi finisce la guerra, se l’Ucraina depone le armi finisce l’Ucraina. Bisogna trovare la via della pace dice il Pd e tutta la sinistra, la novità è che stanno smettendo di precisare la differenza tra la via della pace e la via della resa. D’altra parte sia Bonaccini che la Schlein tengono famiglia…elettorale. E in famiglia sono tanti gli osservanti del culto della pace-gratis. Dicono sia miracolosa e soprattutto si manifesti per miracolo invocato.
Meloni sola a tenere l’Italia dove deve stare
Guerra, guerra della Russia all’Occidente come dice e combatte Putin. Si dovrebbe intonare il “meno male che Giorgia c’è”. Berlusconi sta con il cuore dalla parte di Putin, difficile dire dove stia con la mente. Conte nello slancio anti sistema riprende e rilancia idea e accuse di “guerrafondaio che affamano i loro popoli”. L’ambasciatore russo in Italia non avrebbe saputo esprimere meglio il suo punto di vista. A sinistra del Pd sono per deporre le armi, subito. Poi, se Putin non le depone, se la dovrà vedere con una marcia della pace dalle parti di Assisi. Schlein sogna per l’Ucraina aiuto disarmato, Bonaccini sa che la gente del suo partito ripudia la guerra, come in Costituzione. E dimentica o ignora quel in Costituzione segue, e cioè l’obbligo della difesa armata dalle aggressioni. Salvini fa il pesce in barile. Nei sondaggi d’opinione cresce l’umore incline a che l’Italia si “faccia i fatti suoi”.
Giorgia Meloni sembra alquanto sola nell’aver capito e nel farsi carico: dei doveri dell’Italia in campo internazionale, doveri da assolvere per avere diritti. Farsi carico della rispettabilità e anche dignità della nazione. Farsi carico come conseguenza dell’aver capito che guerra è e di chi contro chi e di cosa contro cosa. Meloni sola o quasi nel tenere l’Italia dove deve stare in quella che è una tragedia della Storia. Non perché Meloni sia chissà quale statista, è sola o quasi nella realtà perché gli altri sono o preferiscono apparire maschere di un modesto carnevale.