Natale difficile per Meloni e Governo tra pensioni, sicurezza e qualche capriccio (foto dal web) - Blitz quotidiano
Non è stata una vigilia facile per il governo e forse non lo saranno nemmeno i giorni dopo la festa di Natale. La manovra finanziaria è adesso in dirittura d’arrivo, ma certo la maggioranza non ha fatto una bella figura. Le pensioni, la sicurezza , i condomini, il condono: temi su cui il governo ha dovuto fare passi indietro. Giorgia Meloni che a Bruxelles aveva riportato una grande vittoria per gli aiuti da dare all’Ucraina, è dovuta tornare di corsa a Roma, perchè il solito Matteo Salvini faceva le bizze. La pensava diversamente dalla premier e anche da Antonio Tajani. Non solo, puntava il dito pure contro uno dei “suoi” ministri, Giancarlo Giorgetti, padrino della manovra ed esponente di spicco della Lega, lo stesso partito di chi lo accusava. L’opposizione chiedeva le dimissioni del titolare dell’economia, il ministro rispondeva con un ironico: “Ci penso tutte le mattine, ma alla fine quel che conta è il voto finale”.
Per ora è stata messa una toppa al buco, ma quanto potrà durare? Nell’entourage di Palazzo Chigi, c’è sbigottimento anche se nessuno lo lascia a vedere ufficialmente. Sottovoce, nella speranza di non essere sentito, qualcuno si chiede: “Questo signore si può ancora considerare un alleato?”. L’uomo in questione è il ministro delle infrastrutture che non si vuole capacitare di essere un numero due o un numero tre. Tutti i giorni ne trova una per strappare un titolo sui giornali e farsi pubblicità. Forse non si rende conto (o forse si) che se l’attuale maggioranza dovesse andare a casa, per lui si aprirebbe un periodo oscuro, alla ricerca quotidiana di essere intervistato e di apparire in tv.
Passato il Natale si comincerà da capo e le speranze di trovare un punto d’incontro tra destra e sinistra non sarà facile, perchè la campagna elettorale per il referendum sulla riforma della giustizia è già cominciata e proseguirà senza soste anche se le elezioni politiche sono ancora lontane, si terranno nel 2027. Si può dire che la premier sia amareggiata? Si guarda bene dal rispondere con un sì, però non può mancare di smentire le parole di questi giorni: “Siamo incoraggiati dai sondaggi”, che vedono sempre il suo partito sopra la soglia del trenta per cento con un vantaggio enorme nei confronti del Pd.
Comunque un campanello d’allarme, sia pure in sordina, è suonato ed è necessario che su alcuni problemi non si perda altro tempo. Ad esempio, sulla sicurezza. La gente ha paura di uscire di casa dopo cena. Ci sono interi quartieri non solo a Roma, ma in molte altre città, dove la malavita, grande o piccola, ha preso il sopravvento e non teme il rigore delle leggi, visto che in certi casi, la giustizia è piuttosto benevola. Prendiamo ad esempio, quel che è accaduto nei giorni scorsi a Torino dopo lo sgombero di Askatasuna, un centro sociale dove ormai poteva succedere di tutto. La città, per 48 ore, è stata messa a ferro e a fuoco da un gruppo di facinorosi (eufemismo) che erano gli stessi che avevano devastato un grande giornale qual è “La Stampa”. Eppure, nonostante queste devastazioni, c’è chi non ha recriminato, anzi ha voluto essere vicino a quei teppisti, marciando insieme con loro. Cittadini comuni, ma anche rappresentanti delle istituzioni: questo lascia davvero sgomenti ed ogni commento diventa superfluo.
È evidente che un simile problema non deve essere rimandato alle calende greche. Questi centri di destra o di sinistra debbono sparire perchè la violenza non può trovare spazio in un paese civile come l’Italia. Si mettano da parte le polemiche quando si tratta di argomenti così importanti e si trovi un accordo se non si vuole che l’opinione pubblica si distanzi sempre più dai Palazzi disertando le urne. Allora, bando alle rivolte sociali e si venga incontro a chi spesso non riesce con lo stipendio ad arrivare alla fine del mese.
È un ammonimento che vale per tutti, maggioranza e opposizione. Delle crepe del governo si è detto, ma anche nella sinistra i distinguo sono tanti, se non troppi. È di nuovo la segreteria di via del Nazareno ad entrare nell’occhio del ciclone perchè le correnti impazzano e il partito non trova pace. Nel mirino, c’è sempre Elly Schlein che ha non pochi nemici tra coloro che dovrebbero invece supportarla. È di nuovo uscito allo scoperto Ernesto Ruffini, l’ex direttore dell’agenzia delle entrate, che stavolta usa parole che non possono essere interpretate: “Mi candiderò alle primarie, voglia o non voglia la Schlein, e mi proporrò come federatore di un centro che abbia un enorme consenso. Tutti insieme in un governo nazionale”.
Se la segretaria del Pd non trascorre giorni tranquilli, lo stesso si deve dire per Antonio Tajani che vede la sua poltrona traballare da quando Pier Silvio Berlusconi ha affermato che il partito deve presentare facce nuove. Chi, ad esempio? Il più gettonato è Roberto Occhiuto che esprime concetti che suonano come le corde di un violino agli orecchi del presidente di Mediaset: vorrebbe una Forza Italia al 20 per cento e Occhiuto è dello stesso parere. Promette una ideologia diversa al pari con i tempi che lascia però di stucco i fondatori del partito della Meloni che oggi compie 13 anni. Da cespuglio di minoranza a forza di governo con la premier stabilmente a Palazzo Chigi.
