IL CAIRO – L’aereo dell’Egyptair è scomparso dai radar durante il viaggio da Il Cairo a Parigi. Le autorità egiziane non escludono che l’aereo possa essere caduto a causa di un attentato terroristico, ma sono ancora molti i punti da chiarire mentre si cercano gli eventuali resti del velivolo.
Le autorità greche sostengono che avere individuato due oggetti arancioni che si presume possano appartenere all’aereo Egyptair precipitato. I due oggetti galleggiavano nel mare a 50 miglia a sud-est dall’area dove il volo è scomparso dai radar.
La sorte dei passeggeri a bordo dell’Airbus A320 resta dunque ignota e i punti da chiarire sono ancora molti, scrive Leonard Berberi sul Corriere della Sera:
“1. I punti da chiarire
Un aereo che sparisce mentre è nella fase ritenuta meno critica di un volo, tre addetti alla sicurezza a bordo, il giallo sul segnale di allarme che sarebbe stato lanciato o forse no e l’ultimo saluto, al momento del passaggio delle consegne alle autorità egiziane. Sono diversi i punti decisamente poco chiari sul destino dell’aereo della compagnia EgyptAir precipitato nel Mediterraneo2. I tre addetti alla sicurezza a bordo
Nell’elenco dei passeggeri fornito dalla compagnia aerea egiziana ci sono in tutto dieci persone dipendenti. Sette sono i membri dell’equipaggio previsti per il collegamento Parigi Charles de Gaulle (foto sotto)-Il Cairo, gli altri tre sono invece identificati come addetti alla sicurezza del vettore. Che ci facevano lì? Erano semplici passeggeri con famiglie al seguito o di ritorno da una trasferta di lavoro in Francia? In ogni caso, questi addetti potrebbero essere passati attraverso le stesse procedure di controllo dell’equipaggio, quindi in qualche modo meno sorvegliati dei passeggeri tradizionali3. La fase del viaggio
L’Airbus A320 è uno dei velivoli più utilizzati al mondo nel corto e medio raggio. Secondo il colosso europeo di costruzione di questo tipo oggi ce ne sono oltre 6.700 (i dati si riferiscono al 30 aprile scorso) che assieme hanno registrato qualcosa come 98 milioni di voli. Ad oggi non c’è mai stato un incidente strutturale per questo tipo di aereo durante la fase di crociera. Anche il volo della compagnia egiziana si trovava in questa fase, considerata tra le meno a rischio, a 37 mila piedi di quota, cioè a oltre 11 chilometri d’altezza. Se qualcosa è successo – sono i primi ragionamenti degli esperti – è altamente probabile che sia dovuto a qualcosa di non strutturale4. Il giallo del segnale di emergenza
Secondo fonti della compagnia pochi istanti prima di sparire dai radar l’aereo aveva lanciato un segnale di allarme. Voce che però è stata smentita dai vertici dell’esercito egiziano, quindi parzialmente confermata dal primo ministro del Paese. L’inchiesta dovrà chiarire anche questo punto, se non altro per poter capire cosa è successo a bordo e se è stata una cosa improvvisa oppure no. L’inchiesta sarà guidata dalle autorità egiziane anche se l’indagine vera e propria sarà effettuata dagli esperti di Airbus e quelli francesi dell’autorità investigativa nazionale5. Esplosione in volo?
Diversi marinai greci hanno parlato di una palla di fuoco all’orizzonte, proprio nel momento in cui l’A320 spariva dai radar. Questo farebbe propendere per un’esplosione in volo del jet egiziano. Se queste testimonianze dovessero essere confermate l’inchiesta non potrà a quel punto escludere la pista terroristica. È data come poco probabile l’ipotesi di un missile che colpisce il velivolo (nella foto due militari stamattina all’aeroporto di Parigi)6. Il passaggio di consegne
Poco prima delle 2.26 di notte – ora locale egiziana – l’ultimo ad aver parlato con la cabina di pilotaggio del volo EgyptAir è stato un controllore di volo della torre greca dell’isola di Kea. Nella comunicazione l’addetto ellenico ha spiegato al comandante che di lì a poco il collegamento sarebbe stato preso in consegna dagli egiziani. Qualche minuto più tardi il jet è entrato nello spazio aereo egiziano, ma quando il controllore greco ha contattato il velivolo per confermare i dettagli del passaggio di consegne non è stato in grado di parlarci. È da questo momento che viene lanciato l’allarme”