Ecuador, il Paese modello di Tsipras si vende a Goldman Sachs

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Giugno 2014 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA
Il Paese modello di Tsipras si vende a Goldman Sachs

Rafael Correa (LaPresse)

ROMA – Rafael Correa è l’economista non ortodosso che con la benedizione di Hugo Chávez è divenuto presidente dell’Ecuador ed ora è considerato da qualcuno il vero erede della leadership rivoluzionaria del defunto presidente venezuelano. Comunque, ha dato un grosso schiaffo a Usa, Regno Unito e Svezia assieme col dare asilo a Assange, sta conducendo una campagna furibonda contro l’americana Chevron per chiederle i danni per l’inquinamento dell’Amazzonia, e sia in area Tsipras che in area Grillo è considerato un modello da tener presente, per la costruzione di un nuovo modello economico alternativo a un capitalismo che la crisi del 2007 avrebbe messo in crisi terminale.

Goldman Sachs è invece una banca che nell’arrivo di questa crisi è dentro fino al collo, ed è a sua volta un’icona negativa di quel tipo di economia finanziaria dai risvolti oscuri contro la quale il modello Correa è visto come una speranza. Eppure, proprio con Goldman Sachs Correa si è ora messo d’accordo per venderli metà delle riserve auree ecuadoriane. 466.000 once di oro in cambio di tra i 16 e i 20 miliardi didollari: l’ammontare preciso non è determinato perché dipenderà dal prezzo internazionale dell’oro nel corso dei tre anni in cui durerà l’operazione.

Scrive Maurizio Stefanini su Libero:

CHAVEZ E KEYNES Spiazzante, indubbiamente. Anche perché è l’esatto contrario di quanto Chávez fece nel 2011, quando ordinò di rimpatriare 160 tonnellate di oro delle riserve venezuelane per un valore da 11 miliardi di dollari, come atto di sovranità per proteggere il Paese delle turbolenze finanziarie. «L’oro ritorna là dove avrebbe dovuto sempre rimanere: le volte della Banca Centrale del Venezuela», aveva detto. «Ha valore storico, ha valore simbolico ed ha valore finanziario». Si potrebbe osservare che se effettivamente il populismo è una variante più radicale di quel modello keynesiano per il quale è sempre meglio creare domanda e consumo che temere i debiti, allora in realtà è Correa più in linea con la famosa squalifica dello stesso Keynes sull’oro come «reliquia barbara». Si potrebbe aggiungere che Correa ha sempre detto che probabilmente Chávez capiva la geopolitica meglio di lui ma lui avrebbe potuto insegnargli l’economia, e in realtà mentre il Venezuela sta sprofondando nella catastrofe economica l’Ecuador ha oggi problemi di autoritarismo, ma economicamente va più che bene.Come d’altronde la Bolivia di Evo Morales. Opportuno è però soprattutto ricordare come Correa sia un tipo spiazzante, che non sempre fa esattamente quello che i suoi ammiratori di sinistra si aspetterebbero che facesse. Ad esempio, ha rischiato una scissione nel suo partito, pur di porre il suo veto a una legge che avrebbe introdotto l’aborto. Ha rotto con indigenisti e ecologisti quando ha definito un errore aver introdotto nella Costituzione il no agli ogm ed ha deciso di autorizzare le trivellazioni petrolifere in Amazzonia.Ma, soprattutto, ha sempre mantenuto la dollarizzazione imposta prima del suo arrivo al potere. I suoi stessi ministri riconoscono che adottare la valuta Usa al posto di una nazionale ha consentito di ridare certezza a un settore finanziario che era stato disastrato da una grave crisi bancaria.

IL PIANO Esattamente come i governanti dell’Eurozona, dunque, Correa non può stampare soldi, e se gli serve di pompare liquidità al sistema può solo o aumentare le tasse, o privatizzare, o vendere l’oro. Impossibile la prima alternativa per non deprimere il consumo, impossibile la seconda per non compromettere i suoi postulati ideologici, l’accordo con la prima banca che è stata disponibile a dargli i dollari di cui aveva bisogno per alcuni importanti progetti idroelettrici era in realtà senza alternative. Secondo quanto garantisce il Banco Centrale dell’Ecuador l’operazione permetterà di approfittare degli eccedenti di liquidità in oro senza che perdano il loro valore di riserva, ma la verità è che da 1098 milioni di dollari le riserve sono passate a 493 milioni in appena una settimana. Solo tra tre anni l’Ecuador restituirà a Goldman Sachs i pezzetti di carta in «strumenti finanziari di alta qualità»,questa è la definizione ufficiale, per riavere in cambio il suo oro (…)