Isis, gli obiettivi di al Baghdadi: sciiti, Turchia e Arabia Saudita

Isis, gli obiettivi di al Baghdadi: sciiti, Turchia e Arabia Saudita
Isis, gli obiettivi di al Baghdadi: sciiti, Turchia e Arabia Saudita (Foto archivio Ansa)

ROMA – Il califfo dell’Isis al Baghdadi ha annunciato i nuovi obiettivi dei suoi attacchi. Il capo dello stato islamico in un audio di 32 minuti pubblicato nella notte tra mercoledì 2 e giovedì 3 novembre spiega che i miliziani devono dirigere i loro attacchi verso gli sciiti, la Turchia e l’Arabia Saudita. Una registrazione che è la prima dopo quella diffusa nel dicembre del 2015 e che rappresenta gli ordini diretti del califfo dopo che le autorità in Iraq hanno fatto irruzione a Mosul, roccaforte dell’Isis.

Emanuele Rossi sul sito Formiche.net scrive che il califfo dell’Isis non ha nominato Mosul, ma nell’audio si riferisce a Ninive che è proprio la provincia in cui si trova la roccaforte violata dall’esercito dell’Iraq:

“Baghdadi ha invitato “i fedeli” a colpire gli sciiti (apostati alleati dell’Occidente, e il riferimento potrebbe andare alle milizie/partito che combattono al fianco del governo di Baghdad, agli iraniani che muovono quelle milizie, e all’esercito iracheno che ha quasi esclusività confessionale sciita). Poi la Turchia e l’Arabia Saudita, paesi che sono invece a stragrande maggioranza sunnita, ma colpevoli di essere allineati con l’Occidente. “Scatenate il fuoco della vostra rabbia sulle truppe turche in Siria”, dice il Califfo”.

Gli obiettivi elencati nel messaggio sono coloro che stanno combattendo l’avanzata del califfato dell’Isis, scrive ancora Rossi:

“Ankara ha inviato nel nord del territorio siriano un gruppo di militanti fedeli e addestrati, sostenuti da forze speciali e mezzi militari, per liberare l’area dalla presenza dello Stato islamico (e dalle ambizioni curde); probabilmente anche queste unità combattenti avranno un ruolo nell’offensiva su Raqqa, intanto hanno conquistato loro Dabiq, la città che secondo una predizione epica doveva essere il luogo di una battaglia apocalittica contro l’esercito infernale degli infedeli, e che invece è caduta in meno di due giorni con i baghdadisti in fuga.

Contemporaneamente la Turchia sta anche lavorando in Iraq, dove ha preparato un altro contingente di combattenti sunniti locali con l’intenzione di partecipare, da nord, alla campagna su Mosul. Per quanto riguarda i Saud, la famiglia regnante saudita, è da tempo al centro del mirino della narrativa d’odio dello Stato islamico: la colpa, svendere l’Islam – di cui sono numi tutelari in quanto preservano i luoghi sacri – all’Occidente, agli infedeli”.

Il Califfo al Baghdadi sembra così essere in difficoltà e ora invita i suoi seguaci a colpire in luoghi nuovi e inaspettati, in nome della “guerra totale” e della “grande jihad”. Basta dunque il flusso di miliziani verso l’Iraq e la Siria, ora i jihadisti devono colpire ovunque gli obiettivi:

“La fine della realtà statuale e l’inizio di una nuova fase di guerriglia insurrezionale (simile a quella irachena di dieci anni fa, però su una scala che non coinvolge solo l’Iraq, ma anche la Libia e altri paesi africani, o l’Afghanistan per esempio) è da tempo considerata una possibilità per il futuro dell’IS”.

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