ROMA – Lo sciopero dei commercialisti potrebbe essere la svolta decisiva per far rientrare nella normalità il sistema fiscale di questo paese. Per dare un taglio alla confusione normativa, alla spremitura continua, agli adempimenti inutili, ai comunicati-legge, alle vessazioni.
Scrive Marino Longoni su Italia Oggi:
(…) Il Consiglio nazionale è commissariato, ma il commissario straordinario, Giancarlo Laurini, ha già dimostrato un certo coraggio, esortando le rappresentanze di categoria dei commercialisti a «una battaglia in difesa di una prerogativa». Non male, detto da un notaio. Il tema è quello dell’equipollenza tra gli esami per l’iscrizione all’Albo dei commercialisti e al registro dei revisori, ed è stata convocata una manifestazione a Roma per il 19 novembre, ma è un segnale importante.
D’altra parte il coordinamento delle associazioni di rappresentanza dei commercialisti, venerdì 8 novembre, a Pisa, ha già votato a grande maggioranza una risoluzione a favore dello sciopero. I commercialisti sono stanchi di essere trattati come gli schiavi dell’amministrazione finanziaria: con una mole sempre crescente di adempimenti gratuiti, con modifiche normative a pochi giorni dalla scadenza, con mezze proroghe che arrivano per mezzo di comunicati stampa sibillini. E hanno deciso di farsi sentire.
Ci sono ancora alcuni problemi giuridici, ma anche questi sono da tempo sul tavolo dei responsabili nazionali e i passi per il loro superamento sono stati quasi completati. In particolare da tempo è stata sottoposta alla commissione di vigilanza sullo sciopero nei servizi essenziali una bozza del codice di autoregolamentazione del diritto di astensione dal lavoro che è ormai in via di approvazione definitiva. A quel punto i commercialisti potranno proclamare lo sciopero e rifiutarsi per un periodo limitato di compiere alcune attività come la presenza in Commissione tributaria e alle udienze dei curatori fallimentari, ma anche la predisposizione e l’invio delle dichiarazioni dei redditi o Iva. (…)
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