Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Schifazzi & Alfapoti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2013 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA
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Il Fatto Quotidiano del 17 novembre

ROMA – “Schifazzi&Alfapoti” è il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano in edicola oggi, domenica 17 novembre:

Che differenza c’è tra Alfano, Schifani, Cicchitto, Formigoni, Quagliariello, Giovanardi, Lupi & C., insomma il “Nuovo Centro-Destra” (Ncd) e Sergio De Gregorio? Una sola: quelli hanno tradito gli elettori del Pdl (che votano Berlusconi, non certo loro) non per soldi ma per poltrone, mentre questo tradì Di Pietro e il centrosinistra per soldi e per poltrone. Che differenza c’è fra l’allegra brigata Ncd e Razzi&Scilipoti? Nessuna. Niente. Nisba. Nada.

Razzi&Scilipoti, eletti nel 2008 con l’Idv (centrosinistra) per fare opposizione al governo Berlusconi, passarono col Pdl nel novembre del 2010 per fare da stampelle alla maggioranza divenuta minoranza dopo la defezione dei finiani. Alfano, Schifani & C. sono stati eletti nel Pdl per contrapporsi al Pd di Bersani. Poi, insieme a Berlusconi, hanno tradito una prima volta il mandato elettorale andando al governo con il Pd (che a sua volta ha tradito il mandato elettorale andando al governo con il Pdl). E ora hanno tradito una seconda volta il mandato elettorale, staccandosi dal Pdl dopo aver capito che le loro posizioni inciuciste erano minoritarie in Consiglio nazionale.

Naturalmente l’ultimo che può scandalizzarsene è proprio Berlusconi: chi di tradimenti ferisce, di tradimenti perisce. L’unico leader di questo ventennio che non può essere accusato di aver cercato ribaltoni è Romano Prodi, che anzi ne subì due, entrambe le volte in cui andò al governo: ed entrambe le volte rifiutò di raccattare voti qua e là per tirare a campare, andando alla conta in Parlamento a costo di farsi sfiduciare e di andare subito a casa, secondo una prassi mai seguita da alcuno e sgradita al Quirinale (…).

Qui naturalmente non si tratta di stabilire chi sia peggio fra B. e i suoi ex complici divenuti nemici: è una bella gara da cui è meglio astenersi. Si tratta però di alzare lo sguardo dalle contingenze quotidiane, per capire quali conseguenze avrà lo strappo nel Pdl sulla politica italiana. A leggere la grande stampa, Alfano è una sorta di nuovo De Gasperi che ci regalerà un centrodestra normale, moderato, liberale, europeo. Per non parlare di Schifani, cui già quand’era presidente del Senato furono eretti memorabili monumenti di saliva. Tutti hanno già dimenticato che questi due signori hanno prestato il loro nome e la loro eventuale faccia a tre leggi, o “lodi”, poi dichiarate incostituzionali dalla Consulta: il lodo Schifani per impunità delle cinque alte cariche dello Stato (cioè di B.), il lodo Alfano per l’impunità delle quattro alte cariche dello Stato (cioè di B.), il legittimo impedimento Alfano per l’impunità del premier e dei suoi ministri (cioè di B.). Ora questi due impuniti vengono a raccontarci che

B. deve scindere le sorti dei suoi processi da quelle del governo. E trovano pure qualcuno che li prende sul serio, anziché risate e pernacchie. Sul Corriere si legge che Alfano parla ogni giorno al telefono con Napolitano. E tutti sanno che a incoraggiare questi conigli travestiti da colombe a rompere con B. sono stati Letta e Napolitano: anche e soprattutto con la garanzia che per un bel po’ non si andrà a votare. Altrimenti gli elettori li asfalterebbero, visto che senza B. non prendono un voto nemmeno nelle rispettive famiglie. Quel che accadrà nei prossimi mesi è un film già visto nell’anno di Monti: B. passerà al-l’opposizione di un governo immobile (altro che stabile) che non fa nulla o, se fa qualcosa, è per imporre nuove tasse e sacrifici. Uno spot permanente per B., che è già in campagna elettorale contro il governo delle tasse e dell’euro. (…)