Obama e Usa 2012, legge elettorale, euro: la rassegna stampa

Pubblicato il 8 Novembre 2012 - 08:52 OLTRE 6 MESI FA

Obama vince. E ora i vecchi problemi. Il Corriere della Sera: “Con una vittoria netta sul repubblicano Mitt Romney, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama conquista il suo secondo mandato”.

La speranza di sconfiggere ansie e paure. Editoriale di Beppe Servergnini:

Per approfondire: Usa 2012, Obama, il discorso integrale e la traduzione in italiano

“Ascoltate di nuovo il discorso della vittoria di Barack Obama. Anzi, riguardatelo: il presidente parla anche con le pause. E sono le pause a dare il ritmo alle frasi, alle relazioni e alle nazioni. L’America, negli ultimi anni, ha perfino esagerato: dopo aver rallentato, ha rischiato di fermarsi. È stato bello esserci, al McCormick Place di Chicago, mentre il suo presidente-pilota riaccendeva il motore. Barack Obama è stato bravo, non soltanto con le parole. Riproporre è più difficile che inventare: lo sanno gli innamorati e i governanti. Lo stato nascente non dura all’infinito. L’innamoramento diventa matrimonio, la rivoluzione diventa istituzione, il movimento politico diventa governo, compromessi e fatica quotidiana”.

La scelta dell’America. L’operaio restituisce il favore. Articolo di Massimo Gaggi:

“Regola confermata anche nel 2012: senza l’Ohio nessun candidato repubblicano è mai diventato presidente. «E senza il salvataggio dell’auto in Ohio avrebbe vinto Romney», sentenzia Peter Brown, vicedirettore dell’istituto di sondaggi della Quinnipiac University, uno dei più accreditati, negli Usa. «Pur essendo uno Stato di frontiera, diviso a metà, in genere l’Ohio tende a destra. Stavolta no» ed è dipeso dall’auto.
Che l’azione di Obama per evitare il fallimento di General Motors e Chrysler sia stata una chiave importante, forse decisiva, per la tenuta elettorale del presidente non solo in Ohio ma in tutto il «muro democratico» del Mid-West (dal Michigan alla Pennsylvania, dal Wisconsin all’Iowa) è una convinzione di molti. Anche tra i non professionisti della politica. Come Michael Moore, regista di sinistra nato e cresciuto nel Michigan dei motori: ieri sul suo blog ha ringraziato l’amministratore delegato della Chrysler Sergio Marchionne per essersi «schierato con forza contro Romney dicendo che viveva in un universo alternativo, quando lui ha mentito sul futuro della Jeep».
È vero: il successo nell’auto, l’unica medaglia della politica industriale della Casa Bianca, è diventato per Obama la miglior carta economica da giocare nella campagna elettorale”.

Legge elettorale. Dopo il blitz parte il dialogo. I partiti trattano sul premio. Articolo di Lorenzo Fuccaro:

Per approfondire: Legge elettorale, rinvio a martedì. Vizzini: “Ancora una settimana per trattare”

“Sulla riforma elettorale si è aperto uno spiraglio. Gli emissari di Pd e Pdl, Maurizio Migliavacca e Denis Verdini, si sono sentiti per telefono, e si è aperto un canale di dialogo dopo il blitz dell’altro giorno in Senato con il quale Pdl, Lega Nord e Udc hanno portato al 42,5% la soglia per fare scattare il premio di maggioranza. Tuttavia serve tempo per trovare una composizione tra posizioni che al momento appaiono ancora distanti. Carlo Vizzini, che presiede la commissione Affari costituzionali presso la quale si esamina la bozza Malan che dovrebbe sostituire il Porcellum, si mostra comunque ottimista”.

La festa di Obama, il gelo delle borse. La Repubblica: “Le agenzie di rating minacciano di declassare gli Usa. Apertura a Romney: “Accordo sull’economia”. Paura per Eurolandia, Draghi: anche Berlino a rischio. Scontri a Atene “.

La normalità. Editoriale di Vittorio Zucconi:

“E produce futuro. L’assalto del revanscismo di destra alla Casa Bianca, travestito da «liberismo» contro «statalismo », da «meno tasse» per dire «niente Obama» e per nascondere la propria natura odiosa, era stato costruito su una manovra a tenaglia fra economia, su un fianco, e terrori razziali sull’altro. La sua è stata dunque la doppia disfatta di un passato che avrebbe voluto fermare il cambiamento e riportare l’orologio indietro, alla cultura della Piantagione di cotone e al
laissez fare sciagurato che produsse il crac del 2008. La sconfitta non è nata soltanto dal voto dei metalmeccanici dell’Ohio e del Michigan, dei giovani più istruiti, delle donne offese dai fanatici, dall’astio ad hominem”.

Svolta a sorpresa, sì a marijuana e nozze gay. Scrive Arturo Zampaglione:

“Seattle come Amsterdam? Sul lungomare della città di Bill Gates e del grunge potrebbero spuntare tra poco tante
coffee-house come quelle che in Olanda vendono legalmente spinelli già preparati e hashish al grammo. Lo stesso rischia di accadere in altri centri piccoli e grandi dello stato di Washington e del Colorado. Martedì, infatti, gli elettori dei due stati del West hanno approvato dei referendum che legalizzano l’uso “ricreativo” della cannabis, consentendo a ogni cittadino di più di 21 anni di fumarsi una canna e di possedere non più di un’oncia della sostanza, cioè 28 grammi.
«Speriamo che il risultato convinca il governo federale che il proibizionismo non funziona », ha dichiarato Tonia Winchester, una dirigente della campagna referendaria a Seattle. «Invece dell’alcool, i cittadini saranno liberi, se lo desiderano, di fumarsi uno spinello», gli ha fatto eco Mason Tvert, responsabile della campagna nel Colorado”.

Cresce la paura per Eurolandia Draghi: a rischio anche la Germania. Articolo di Elena Polidori:

“L’Europa non festeggia l’esito del voto Usa. Nel giorno della rielezione del presidente Obama, dopo un breve brindisi iniziale, le borse Ue virano in negativo, fino a «bruciare» ben 100 miliardi di euro. Pesano sulle contrattazioni le stime pessimistiche di Bruxelles, secondo cui l’economia è «in acque agitate» e la disoccupazione galoppa. Intimorisce l’annuncio del presidente della Bce, Mario Draghi: «La crisi è arrivata in Germania», locomotiva e cuore pulsante del vecchio Continente. Il cancelliere tedesco Angela Merkel stavolta concorda: «Stiamo vivendo una grande crisi dell’euro. Ma se l’Europa non riuscirà a riprendersi, avremo una crisi più grave», con le economie al palo. Il commissario Ue Olli Rehn si dice «preoccupato» per la crescita debole dell’Italia, dove secondo le sue stime i disoccupati sfioreranno nel prossimo biennio il record del 12% (11,5 nel 2013 e 11,8 nel 2014). Il paese è in «profonda recessione» e la ripresa sarà «tiepida»: quest’anno il Pil scenderà del 2,3%, nel 2013 sarà a meno 0,5% e tornerà positivo solo nel 2014 (più 0,8)”.

La guerra di finanza nella sede del Pd. Il Giornale: “Scandaili in Emilia”. Il miracolo di un paese dove perde l’antipolitica. Editoriale di Giuseppe De Bellis:

“La foto dell’America non è quella di Oba­ma che festeggia. La foto è la coda ai seggi della Florida, quando la Cnn ha già dato la vittoria al presi­dente. L’orario di chiusura dei seggi era stato superato da due ore abbondanti, eppure quella gente stava lì: per un diritto, non per un dovere.Per una scelta.Per dire: voglio votare comun­que. Per Obama che ha già vinto, per Romney che ha già perso.È l’idea che il vo­to conti a prescindere del risul­tato”.

Il Fatto Quotidiano: “Obama esulta. I Mercati no”. Editti e ditte. Editoriale di Marco Travaglio:

“Personalmente ho sempre amato fare a modo mio, non tollerando altre regole che quelle del Codice penale. Perciò non ho mai preso tessere: mai iscritto a partiti, associazioni, circoli, movimenti, gruppi, conventicole, logge. Dunque comprendo l’insofferenza dei dissidenti di 5 Stelle, i celeberrimi consiglieri emiliani Favia e Salsi, alle regole interne del movimento fondato da Grillo e Casaleggio. L’uno vorrebbe candidarsi alle politiche, ma non può farlo perché ha già due mandati in consiglio regionale. L’altra vorrebbe partecipare ai talk show, come ha fatto a Ballarò, subito rimbeccata dal fondatore a colpi di punto G. Comprendo anche l’insofferenza di Massimo Donadi, dirigente Idv da 10 anni, parlamentare da tre legislature, capogruppo alla Camera da due, per il movimentismo di Di Pietro che osa criticare il Pd, Monti, Napolitano e simpatizza financo per Grillo. Ma benedetti ragazzi: perché vi siete iscritti a 5 Stelle o all’Idv, se non vi piacciono Grillo o Di Pietro? Grillo, da quando fa politica, ha sempre attaccato certi talk show, considerandoli i salotti dei partiti, rifiutando di esserne ospite e raccomandando ai suoi di non cascare in quella che considera una trappola”.

La nuova America di Obama. La Stampa: “Al lavoro dopo la vittoria in un Paese diviso: “Il meglio deve ancora arrivare” Ma le Borse europee e Wall Street chiudono in ribasso. Allarme di Moody’s”.

La coalizione che ridisegna gli Stati Uniti. Editoriale di Mario Calabresi:

“La vittoria di Barack Obama di ieri notte non è sorella di quella di quattro anni fa. Nel 2008 la Casa Bianca fu conquistata grazie a un messaggio potente di cambiamento e novità. A incantare la maggioranza degli americani furono l’immagine e la retorica di un giovane senatore nero, che rompeva gli schemi della politica tradizionale e le barriere razziali”.

La rabbia dei greci incendia Atene “Siamo alla fame”. L’inchiesta di Tonia Mastrobuoni:

Per approfondire: Grecia, approvati nuovi tagli per 13,5 mld. Guerriglia per le strade di Atene

“Lo spettro della manifestazione di febbraio, quando Atene era stata messa a ferro e fuoco dai manifestanti cacciati stupidamente da Syntagma, si materializza subito. Già alle sei di pomeriggio dal lato nord della piazza scendono minacciosi due enormi camion con gli idranti. Qui in Grecia non si vedevano da anni. La piazza è piena in attesa del voto di mezzanotte, quello che dovrebbe dare il via libera a nuovi, pesanti tagli a pensioni e stipendi da 13,5 miliardi di euro. Ieri è andata in scena la solita dinamic”.

Obama presidente Usa, Borse giù. Il Sole 24 Ore: “Moody’s e Fitch avvertono: deficit americano da affrontare, a rischio la tripla A”.

Il coraggio di agire. Editoriale di Luigi Zingales:

“Obama ha vinto. Ma il clima (anche atmosferico) della sua vittoria è molto diverso da quello di quattro anni fa. Nel 2008 la notte della vittoria era tiepida, con una luna piena che illuminava a giorno un Grant Park dove a celebrare non c’erano solo i democratici, ma tutta l’America. Dopotutto, in quella campagna elettorale Obama era andato ripetendo che in America non esistono Stati repubblicani e Stati democratici, ma solo gli Stati Uniti d’America. E l’America unita aveva celebrato l’alba di quella che sembrava una nuova era. Ieri a Chicago invece faceva freddo, pioveva, e le celebrazioni erano rinchiuse nella sede locale delle fiere aziendali. A partecipare c’erano solo i democratici, felici solo che non aveva vinto il loro nemico. Ebbene sì. Ieri non ha vinto Obama, ma ha perso Romney”.