Palestina, Primarie Pd, Monti sul caso Ilva: la rassegna stampa

Pubblicato il 30 Novembre 2012 - 09:22 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sì dell’Onu alla Palestina. Il Corriere della Sera: “L’Assemblea Generale dell’Onu con 138 sì, 9 no e 41 astenuti ha approvato la risoluzione per il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore. La storica proposta è passata nonostante l’opposizione di Israele e Usa. L’Italia «ha deciso di dare il proprio sostegno alla risoluzione — ha spiegato palazzo Chigi — come parte integrante dell’impegno del governo italiano volto a rilanciare il processo di pace». L’ambasciatore di Israele a Roma, Naor Gilon, ha manifestato «una delusione molto grande» per la decisione del nostro esecutivo.”

L’Onu accoglie la Palestina. Anche l’Italia ha votato sì. L’articolo a firma di Massimo Gaggi:

“L’Onu ha vissuto una giornata di grandi emozioni, di sentimenti contrastanti, di molti dubbi sulle conseguenze politiche della risoluzione votata. È stata l’occasione di un’altra grave spaccatura dell’Europa con 15 Paesi, compresi tutti quelli mediterranei, dalla Francia alla Spagna, che hanno votato a favore della risoluzione, mentre la Germania e la Gran Bretagna si sono astenute, e gli Stati Uniti e un gruppo minoritario di altri Paesi hanno votato no. Gli Usa e Israele hanno cercato fino all’ultimo di dissuadere il capo dell’Anp, Abu Mazen, dal portare la risoluzione (definita da Hillary Clinton un «ostacolo alla pace») davanti all’assemblea avvertendo che in questo modo avrebbe provocato un ulteriore irrigidimento delle posizioni, rendendo ancor più difficile una soluzione della questione negoziata direttamente dalle due parti, come previsto dagli accordi di Oslo del 1993. Ma il leader palestinese è andato per la sua strada, convinto che in questo modo non solo la Palestina fa un grande passo avanti verso il suo pieno riconoscimento internazionale e la formazione di uno Stato indipendente, mentre la sua organizzazione politica — i palestinesi moderati dell’Anp — viene rilegittimata come unica vera rappresentante di questo popolo, obbligando i movimenti estremisti come Hamas a riconoscere la sua leadership. È proprio la possibilità di rafforzare con questo processo la componente moderata del mondo palestinese nel duro confronto con Israele che ha spinto la maggioranza dei Paesi europei a schierarsi a favore della risoluzione. “

La reazione dello Stato ebraico «Una delusione molto grande». L’articolo a firma di Francesco Battistini:

“Ridateci Berlusconi. Un mese fa, dopo la visita di Monti, un giornale di Tel Aviv l’aveva buttata lì: ma quale Super Mario, il vecchio Silvio era un’altra cosa, perché il governo di Roma non ha la stessa linea mediorientale (leggi: filoisraeliana) delle maggioranze di centrodestra. «S’era capito da un po’ che le cose stavano cambiando», spiega Menachem Gantz di Yedioth Aharonot, autore di quell’editoriale: «Già con Frattini, quando ci fu l’astensione italiana sull’entrata della Palestina nell’Unesco, Bibi Netanyahu aveva chiesto chiarimenti. Gl’italiani l’avevano tranquillizzato: teniamo un basso profilo all’Unesco, oggi, per esservi più vicini all’Onu, domani… Infatti s’è visto: gli amici non ti devono per forza dare ragione, ma devono almeno parlar chiaro. Terzi non ha mai accennato a un voto filoarabo. E ora la sensazione israeliana è quella dei ladri che t’entrano in casa di notte. Questo cambierà qualcosa nei rapporti». Cambio di stagione. Se l’Autorità palestinese ride — «era l’ora d’una posizione più giusta ed equilibrata», commenta Nemer Hammad, storico rappresentante in Italia — se l’ex premier Ehud Olmert sorride, lo choc nel governo Netanyahu è forte. Solo domenica scorsa, la stampa citava due Paesi sicuri sul fronte del no: la Repubblica Ceca e l’Italia. Tutto è avvenuto mercoledì notte, quand’è parso chiaro che gli Usa lasciavano volentieri agli europei la libertà di sganciarsi.”

Monti sul caso Ilva «L’economia rischia 8 miliardi l’anno». L’articolo a firma di Virginia Piccolillo:

“«Nessuna intenzione di porci in contrasto con la magistratura», assicura, al vertice a Palazzo Chigi, rassicurando il presidente Ilva, Bruno Ferrante («a rischio chiusura anche il sito di Genova»), il ministro dello Sviluppo Passera («Si va verso il blocco dell’intera filiera»), quello dell’Ambiente Clini che parla di tre miliardi per il risanamento e in serata a Servizio Pubblico anticipa «stiamo lavorando affinché si possa riprendere la produzione a patto che l’Ilva investa nel risanamento. Se ciò non dovesse avvenire studiando un meccanismo grazie al quale possa avvenire anche senza la famiglia Riva». Ma come evitare lo scontro se l’Aia per decreto concederebbe due anni di emissioni nocive in più? In procura a Taranto c’è preoccupazione. «Noi taciamo e pensiamo a lavorare in silenzio», si sottrae alle polemiche il procuratore Franco Sebastio. «L’Ilva è una croce che ci portiamo addosso e del cui peso saremmo lieti di essere sgravati», ha detto più volte. Nei corridoi si colgono mezze frasi: «Chi glielo andrà dire ai cittadini esposti a rischi di gravi malattie dovete pazientare?». E sconcerto per una norma: «Su misura per un’azienda il cui proprietario è agli arresti e il figlio irreperibile».”

Quegli affari con i Riva del consulente della Procura. L’articolo a firma di Giusi Fasano:

“Detto questo la domanda è: il ruolo di «socio occulto» di cui parla la Finanza si poteva individuare anche prima di affidare a Liberti la consulenza che ha svelato la presunta mazzetta? E se come dice la Finanza lui aveva la possibilità di disporre della «T & A» fino al punto di avere nella sede una sorta di ufficio personale, perché non utilizzare il «veicolo» delle consulenze per farsi pagare un’eventuale mazzetta? Perché farsela invece consegnare in una stazione di servizio autostradale? Argomenti e domande che, se sarà rinviato a giudizio, entreranno a pieno titolo nel processo contro Girolamo Archinà che dal carcere continua a ripetere: «Non ho mai pagato nessuna mazzetta al professor Liberti» giurando che la busta bianca consegnata nella stazione di servizio «conteneva soltanto documenti» e che i diecimila euro prelevati dalle casse dell’Ilva erano «un’offerta pasquale per il vescovo». Giandomenico Caiazza e Gianluca Pierotti, i suoi avvocati, hanno consegnato al giudice delle indagini preliminari Patrizia Todisco documenti che proverebbero come l’Ilva, attraverso Archinà, avrebbe regalato alla curia proprio diecimila euro a ogni Pasqua, fra il 2007 e il 2012. “

Primarie Pd, tutti contro Renzi. La Stampa: “Il sindaco fa pubblicità sui giornali, esposto di Bersani e degli altri candidati.”

Primarie, nel Pd scontro su Renzi. L’articolo a firma di Carlo Bertini:

“«Domenica si decide il futuro dell’Italia, anche chi non ha votato al primo turno può farlo. Ed è possibile inviare la richiesta tramite il sito www.domenicavoto.it scrivendo una mail». E’ bastata questa pagina pubblicata ieri a pagamento dai renziani su «Stampa», «Corriere della Sera» ed altri quotidiani per scatenare una bagarre. Dopo poche ore, i coordinamenti provinciali del Pd vanno in tilt per le troppe mail in arrivo dal sito, richiamato anche nei banner di altri siti, perfino di cucina, come «giallozafferano.it». A Torino ne arrivano un migliaio, a Milano 4500 e il terrore corre sul filo dei cellulari. Scatta la reazione al «mail bombing»: prima di pranzo, il presidente del comitato dei garanti, Luigi Berlinguer, si scaglia contro «chi sta provando ad inquinare e a disinformare». Subito dopo i quattro candidati alle primarie, Bersani, Puppato, Tabacci e Vendola, presentano un esposto ai garanti contro Renzi con l’accusa di palese violazione del regolamento per le pubblicità a pagamento».”

Berlusconi: “Matteo? Candeggina”. L’articolo a firma di Amedeo La Mattina:

“Con lui sembra ci fosse la figlia Marina, che sconsiglia il padre nel tuffarsi in una nuova avventura politica, nella riesumazione di Forza Italia. «Ma come si fa a tenere in piedi un baraccone come questo, con tanti galli nel pollaio che si scannano. Hai visto che confusione, che spettacolo desolante!». Da questo a mettere in piedi un altro partito, ce ne corre, ma questa è un’altra storia. E poi, spiegava ieri alla buvette di Montecitorio Maurizio Lupi, «questa confusione chi l’ha creata? Questi continui sto and go, si fanno le primarie, no, non si fanno più perché Berlusconi fa il nuovo partito e si candida. È vero a Porta a Porta alla quale ho partecipato insieme alla Meloni, Gelmini e Santanchè, sembravamo dei marziani.”

Vendola lancia Bersani e va all’attacco di Renzi. L’articolo a firma di Federico Geremicca:

“Un vicolo. Una salita che è un budello. Poi un altro vicolo. Ed eccolo qui – alla fine – il vecchio Teatro Politeama, chiuso tra Chiaia e Monte di Dio, il cuore della città, il luogo dove si celebra e ufficializza il patto di ferro tra «Nichi il rosso» e Pier Luigi Bersani. La folla è tanta, da grande occasione. E la passione anche. A Napoli e in Campania, il leader Pd ha già battuto Renzi al primo turno: ma occorre insistere e fare ancor di più. L’appuntamento è di quelli che contano, e non solo perché suggella l’intesa che forse chiude i giochi e spinge Bersani verso la vittoria. Il patto con Vendola, infatti, potrebbe essere gravido di ricadute anche sulle alleanze future e sulla rotta del governo che verrà. Il passaggio è delicato, dunque: il leader Pd lo sa, e infatti lo gestisce con attenzione.”

Alfano “convocato” ad Arcore. L’articolo a firma di Amedeo La Mattina:

“Alfano ha sentito il Cavaliere e ha comunicato che verrà presa una decisione sul «migliore assetto da presentare nella prossima campagna elettorale». Come si arriverà a questo appuntamento? Ecco l’altra novità: Berlusconi e Alfano si vedranno nei prossimi giorni. È molto probabile che l’incontro (chiarificatore?) ci sarà domani o domenica a Villa San Martino. Il segretario del Pdl salirà ad Arcore e i due dovranno guardarsi negli occhi e mettere fine alla tragicommedia che sta vivendo il partito e che sgomenta le truppe, i dirigenti nazionali e locali. Ormai si teme il fuggi-fuggi, si salvi chi può. In molti si stanno guardando attorno, anche ex ministri come Sacconi e Frattini e alcuni esponenti di Cl dopo l’affondo laicista di Sandro Bondi. Guardarsi intorno significa seguire ciò che avviene nei paraggi di Casini e Montezemolo. Ma tutto dipende dalla partita che stanno giocando Alfano e Berlusconi.”

Il cuore del derby. L’articolo a pagina 36:

“Tempi moderni: non sono più anni da stadio diviso in due, una curva a testa e il resto un gran mischione. Si gioca in casa della Juve, anzi a casa della Juve. Torna dopo tre anni, il derby, e in tanti avevano perso l’abitudine, in molti mai nemmeno l’hanno avuta. Per due ragazzi, invece, il derby è una vecchia conoscenza: Marchisio e Ogbonna hanno quelle maglie addosso da quando sono bimbi, -1 sono arrivati in serie A e domani si ritrovano dopo le sfide da baby. Uno è torinese, l’altro ha sangue africano: non potrebbero avere radici più lontane, ma il cuore del derby sono loro.”