Fecondazione assistita all’estero per 4 coppie: rimborsate

di redazione Blit
Pubblicato il 19 Ottobre 2015 - 19:52 OLTRE 6 MESI FA
Fecondazione assistita all'estero per 4 coppie: rimborsate

(Foto d’archivio)

BOLOGNA – In Italia fare la fecondazione assistita continua a essere una cosa molto complicata: e così in Emilia Romagna, vista la mancanza di donazioni di gameti, sono almeno quattro le coppie che si sono fatte rimborsare le spese dalla Regione dopo aversi sottoposte all’eterologa all’estero, mentre sono quasi una decina le Regioni che stanno tagliando i rimborsi per le coppie che decidono di ricorrere ai centri pubblici e convenzionati di altre regioni.

A confermare questa situazione è Maria Paola Costantini, avvocato che collabora con Cittadinanzattiva e altre associazioni di pazienti. ”Abbiamo avuto la conferma di quattro coppie, negli ultimi tre mesi che hanno ricevuto il rimborso per aver fatto la fecondazione eterologa all’estero a causa della mancanza di donazioni di gameti in Italia. E questo perché l’Emilia Romagna ha inserito l’eterologa tra le prestazioni a carico del Servizio sanitario regionale, cioè nei suoi livelli essenziali di assistenza (lea)”.

Campania, Sicilia, Puglia, Toscana, le province di Trento e Bolzano, Val d’Aosta, Piemonte e Veneto hanno imposto alle coppie che vogliono andare a fare la procreazione medicalmente assistita (pma) in centri pubblici di altre regioni di chiedere prima l’autorizzazione alla propria asl di residenza. Queto perché nelle regioni in rosso per la sanità non vengono di fatto più date, costringendo le coppie a pagare di tasca propria.

”La Toscana – precisa Costantini – ha inviato a tutti i suoi centri di fecondazione una circolare in cui gli dice di non accogliere più le coppie di regioni in cui la procreazione medicalmente assistita non è inserita nei lea”. Alcune regioni, come Toscana, Veneto, Piemonte e Umbria, hanno inserito la procreazione assistita nei lea, altre no, o per motivi economici, o perché continuano a usare i codici di altre prestazioni sanitarie. ”In sostanza si tratta di prestazioni inappropriate, anche se è un sistema che va avanti da anni – conclude -. Così si crea un problema di rimborsi tra le regioni, che scontano le coppie”.