Perché il farmaco per il diabete che fa dimagrire protegge anche il cuore

redazione salute
Pubblicato il 8 Aprile 2024 - 09:26
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foto archivio ANSA

L’uso di farmaci per il diabete, come l’Ozempic (semaglutide), non solo promuove la perdita di peso, ma è stato anche associato a benefici per la salute cardiovascolare. Un recente studio italiano condotto dai ricercatori dell’UniCamillus di Roma ha confermato che un altro farmaco, la tirzepatide, simile all’Ozempic, ha dimostrato di proteggere il cuore, prevenendo eventi cardiovascolari gravi, come l’insufficienza cardiaca.

L’azione protettiva dei farmaci anti diabete

La tirzepatide, un agonista del recettore del GLP-1, è stato approvato come farmaco per la perdita di peso negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Questo farmaco ha dimostrato di ridurre il rischio di danni cardiaci correlati al diabete, proteggendo le cellule cardiache dall’ipertrofia, dalla fibrosi e dalla morte cellulare. Questi risultati, pubblicati sulla rivista Cardiovascular Diabetology, suggeriscono che la tirzepatide potrebbe essere una promettente opzione terapeutica per la gestione dell’insufficienza cardiaca.

La tirzepatide agisce non solo sul recettore GLP-1, ma anche sul recettore GIP (polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente), che è più espressamente presente nelle cellule cardiache umane. Questo targeting duale dei recettori potrebbe contribuire ai benefici cardiaci della tirzepatide, offrendo un nuovo approccio nella gestione delle malattie cardiovascolari associate al diabete.

Il Lixisenatide, che rallenta la progressione del Parkinson

Inoltre, un altro farmaco anti-diabetico, la lixisenatide, ha dimostrato di avere effetti positivi sulla progressione dei sintomi del Parkinson. Questo studio francese, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha evidenziato che la lixisenatide può ridurre i sintomi motori della malattia neurodegenerativa, offrendo un’azione neuroprotettiva che può migliorare la qualità di vita dei pazienti.

“Questa è la prima volta che disponiamo di risultati chiari, che dimostrano un impatto della lixisenatide sulla progressione dei sintomi della malattia, spiegabile con un’azione neuroprotettiva” indicano i ricercatori, coordinati dal professor Olivier Rascol, neurologo dell’Università di Tolosa.

Tuttavia, sia la tirzepatide che la lixisenatide possono causare effetti collaterali gastrointestinali, come nausea, vomito e reflusso. È necessario condurre ulteriori studi per valutare gli effetti a lungo termine e la sicurezza di questi farmaci nelle persone con malattie cardiovascolari e neurodegenerative.