Fracking, David Cameron: “Dobbiamo accettarlo per il bene della nazione”. E in Italia?

We cannot afford to miss out on shale gas, l'articolo di David Cameron pubblicato dal Telegraph
We cannot afford to miss out on shale gas, l’articolo di David Cameron pubblicato dal Telegraph

LONDRA – Britain must accept fracking for good of nation. (“I britannici devono accettare il fracking per il bene della nazione”). Il premier britannico David Cameron con un articolo pubblicato sul ‘Daily Telegraph’ ha deciso di schierarsi e di rendere pubblico il sostegno alla controversa tecnica della fratturazione idraulica (‘fracking’).

Cos’è il fracking? Apriamo Wikipedia e troviamo la definizione più semplice:

La fratturazione idraulica, spesso denominata con i termini inglesifracking o hydrofracking, è lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso. La fratturazione, detta in inglese frack job (o frac job), viene eseguita dopo una trivellazione entro una formazione di roccia contenente idrocarburi, per aumentarne la permeabilità al fine di migliorare la produzione del petrolio o dello gas da argille contenuti nel giacimento e incrementarne il tasso di recupero

We cannot afford to miss out on shale gas (“Non possiamo permetterci di perdere questa opportunità”) è il titolo dell’articolo firmato Cameron. “Se non sosteniamo questa tecnologia – scrive il primo ministro inglese – perderemo un’enorme opportunità di aiutare le famiglie con le loro bollette e di rendere il nostro paese più competitivo.”

Posizione chiara, anche leggendo solo la didascalia che accompagna la foto: “I britannici hanno aperto la strada della ricerca tecnologica, il fracking fa parte di questa tradizione.”

Senza il fracking perderemo la competizione globale.  “Tanti miti si sono alternati su questa tecnologia (” But a lot of myths have also sprung up”) – scrive Cameron – Oggi voglio esporre le mie ragioni…

Quali ragioni? La prima, la più importante, è il costo delle bollette: “Dobbiamo utilizzare il gas inutilizzato sotto la Gran Bretagna per abbassare il costo delle bollette, non solo per le famiglie, anche per le imprese”.

Basta guardare gli Stati Uniti dove “aprono 10mila pozzi fracking ogni anno e il prezzo del gas è tre volte inferiore rispetto al nostro.”

Secondo, il fracking crea posti di lavoro. “Secondo studi recenti – cita il primo ministro – si potrebbero creare circa 70mila posti di lavoro nell’indotto.” Terzo, il fracking porterà soldi anche nelle periferie, “le aziende sono disposte a pagare le comunità vicino ai pozzi esplorativi e una parte del gas estratto, circa l’1%, sarà destinato ai residenti.”

The benefits are clear (“I benefici sono evidenti”). “Da nord a sud, laburisti o conservatori, siamo tutti sulla stessa barca. Dobbiamo creare un progetto, una pianificazione chiara e trasparente – continua Cameron – Il fracking è sicuro, e il sistema di regolamentazione di questo paese è tra i più sicuri al mondo. Il fracking non rovinerà i nostri paesaggi, ci saranno solo piccolo cambiamenti compensati dai grandi benefici.”

We cannot afford to miss out on fracking (“Non possiamo permetterci di perdere il fracking”) conclude Cameron. Fracking is part of this tradition, so let’s seize it (“Il fracking fa parte della nostra tradizione, dalla rivoluzione industriale ad oggi, e noi cercheremo di cogliere questa occasione”).

E nel resto d’Europa? Cosa fanno gli altri paesi europei con il fracking?

Dai palazzi di Bruxelles, il commissario europeo dell’Energia Günther Oettering ha scelto di appoggiare le lobby, annunciando un regolamento sulla fratturazione idraulica entro la fine del 2013, per superare le divisioni tra gli Stati: per il momento, infatti, nella Ue non esistono norme comuni e i lfracking viene disciplinato a livello nazionale. Alcuni Paesi, a partire dall’Italia, non autorizzano la fratturazione ma neppure la vietano (…) In Bulgaria, in Lussemburgo e in Francia infine si è optato per la strada opposta: vietare per legge la fratturazione. Ciò nonostante, nella realtà la normativa è più fluida di quanto non sembra. (…) In Germania, gli industriali del Consorzio degli estrattori (Weg) gridano entusiasti all’Eldorado, programmando di ottenere fino a 2,7 miliardi di metri cubi di gas dalfracking nei prossimi decenni. Altri 5,3 miliardi di metri cubi sarebbero nella vicina Polonia, per un affare dal valore di 1.000 miliardi di euro.

In Europa c’è meno spazio, sia da un punto di vista geografico-geologico (la densità di abitanti per km quadrato è ben maggiore di quella degli Usa) che legislativo. Scrive Marco Magrini sul Sole 24 Ore:

Secondo la Schlumberger, il colosso dei servizi all’industria petrolifera, il costo di un pozzo in Polonia – non solo per la maggiore profondità – si aggira sugli 11 milioni di dollari, il triplo che negli Usa. Per di più, l’effettiva abbondanza di risorse è ancora incerta: nell’ultimo anno, la Shell ha abbandonato le attività in Svezia e la ExxonMobil quelle in Polonia, in quanto “non economiche”.

Inoltre – qualcosa più di un intoppo – ci sono le colossali differenze normative. L’Energy Act americano del 2005 autorizza di fatto il fracking, che invece è strettamente regolato in Inghilterrae in Polonia, è in regime di moratoria in Bulgaria, in Romania e nella Repubblica Ceca ed è bandito in Francia. In America ci sono gli incentivi fiscali, in Europa solo in Ungheria. Infine, mentre di là dall’oceano la proprietà del gas è del proprietario della terra (ben felice di monetizzare), da questo lato dell’Atlantico le risorse sono degli Stati.

Il fracking è pericoloso? Il fracking è sicuramente uno strumento utile nelle mani delle aziende per estrarre il petrolio, ma non privo di rischi. La preoccupazione principale riguarda l’inquinamento: le sostanze chimiche, e nocive per l’uomo, potrebbero contaminare le falde acquifere, con conseguenti danni per la salute della popolazione che vive nella zona sottoposta a fratturazione idraulica. Altra conseguenza di questa tecnologia riguarda la generazione di micro-terremoti, che sono comunque di intensità limitata e colpiscono sono le zone in cui la fratturazione del sottosuolo ha causato un’instabilità.

Il caso Groningen

In Italia si è spesso associato il fracking a diversi terremoti, come a quello avvenuto in Emilia nel 2012.  Daniela Fontana, docente di Geologia dell’Universita’ di Modena e Reggio Emilia nel corso di un convegno sul sisma a Modena ha però smentito: ”Occorre non aggiungere ulteriore panico a quello già  giustificato delle popolazioni – dice la professoressa -. Nessuna attività dell’uomo come sondaggi, perforazioni, prelievi di idrocarburi, prelievi di acqua puo’ creare o indurre terremoti di intensità pari a quelli avvenuti in Emilia.” Parole che però non hanno convinto neanche la Regione Emilia Romagna che ha deciso pochi mesi fa di votare una proposta del Pd:  Nessuna nuova trivellazione nelle aree colpite dal sisma” con voto unanime.

E in Italia? In Italia è molto probabile che il fracking non potrà mai essere utilizzato, per la semplice mancanza di rocce adatte allo scopo. La Strategia Energetica Nazionale di fresca pubblicazione (Marzo 2013) indica chiaramente che «il Governo non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma, ed in particolare quelli di shale gas

Sul Web si moltiplicano ogni giorni gli studi (scientifici e no) e i commenti (seri e no) sul fracking. Lo stesso Beppe Grillo affermò che “Il terremoto in Emilia “fu colpa dei buchi per cercare il gas” durante un comizio a Sestri Levante. “Io credo che il terremoto che ha colpito l’Emilia sia in parte anche colpa dei buchi che hanno fatto per cercare il gas a cinque mila metri. Mi ci gioco le p..”

Fracking sì o fracking no?

 

 

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