Cena non intercettabile: cronaca immaginaria di un Paese senza diritto di cronaca

di Emiliano Condò
Pubblicato il 9 Luglio 2010 - 10:26 OLTRE 6 MESI FA

Si sono visti poco dopo le 20, nella splendida abitazione romana del ministro Claudio Scajola, un gioiellino di appartamento a due passi dal Colosseo. C’era tutta la gente che conta, dal presidente della Repubblica Silvio Berlusconi, al premier Guido Bertolaso, passando per il presidente onorario  della Juventus Luciano Moggi.

Nutrito anche il parterre di personaggi della cultura e dello spettacolo: da Giampaolo Tarantini a Giancarlo Innocenzi a Patrizia D’Addario.

La cena è stata di quelle memorabili, ma non è mancato qualche marginale incidente. Per una piccola imprecisione nell’assegnazione dei posti a tavola Moggi e il presidente del Senato Ignazio La Russa si sono trovati seduti vicino. Nonostante qualche sguardo torvo, tutto è filato liscio finchè Moggi non ha levato il calice per brindare al dodicesimo scudetto consecutivo dei suoi, quello della quarta stella. La Russa si è rifiutato di brindare, e secondo quanto raccontato da alcuni testimoni, (anche se non si potrebbe scrivere), pare abbia detto a denti stretti una parola impronunciabile e irriferibile.

Ne è nato un parapiglia prontamente sedato dal vicepremier Sandro Bondi che ha preso sotto braccio il presidente del Senato e l’ha ricondotto a più miti consigli. A prendere sotto braccio Moggi ci ha pensato il presidente del Coni Gianluca Paparesta. I due si sono diretti verso la toilette ma è tornato solo il dirigente bianconero, stringendo in mano la chiave del bagno.

Un altro piccolo incidente si è verificato poco dopo le 21, tra il carpaccio di polpo ed il riso gamberi e porcini. Pensando di fare cosa gradita Bondi ha chiesto a Scajola: “Che bella casa, deve esserti costata un occhio della testa. Quanto l’hai pagata?”. Proprio in quel momento Bertolaso ha cominciato a tossire, forse per un boccone andato per traverso. Scajola, imbarazzato ha risposto: “Sai Sandro… non ricordo bene il prezzo…. dovrei chiedere… ad un amico”.

Nella conversazione si è inserito imprevedibilmente il presidente della Rai, Vittorio Feltri, che ha detto: “Io so la risposta, ma ve la potrò dare solo per riassunto tra 10 o 12 anni. E comunque non prima della prescrizione”. Nessuno ha capito bene cosa volesse dire, e comunque tutti sanno che per i giornalisti è maleducazione parlare di propria iniziativa.

Un momento di vero e proprio panico c’è stato poco prima della mezzanotte durante il discorso del presidente della Repubblica. Berlusconi spiegava, nell’entusiasmo generale, tutti gli effetti benefici della prescrizione lampo che il ministro della Giustizia Niccolò Ghedini si appresta a far approvare in parlamento.

Un’idea geniale: ogni reato si estingue automaticamente 30 minuti dopo il compimento a meno che, nel frattempo, si sia riusciti a formulare tutti e tre i gradi di giudizio. C’è un piccolo problema: per arrivare a nuoto dall’isola dell’Asinara, quella in cui vengono tenuti allo stato brado tutti quegli strani soggetti che hanno scelto di fare i magistrati, ci vuole un po’ più di tempo.

Ecco, proprio mentre Berlusconi parlava, il diavolo ci ha messo la coda e c’è stata una scossa di terremoto di una certa intensità. La cosa ha terrorizzato i commensali. Tutti tranne uno. Uno che, fino a quel momento, non aveva ancora spiccicato parola, l’alto commissario per i lavori pubblici Francesco Maria De Vito Pisciscelli. Mentre tutti cercavano riparo, al primo sussulto del lampadario, Pisciscelli è scattato in piedi, ridendo e saltellando di gioia. Ha afferrato il telefono ed ha chiamato qualcuno. Chi, forse, lo sapremo per riassunto tra 10 o 12 anni, e comunque non prima dell’avvenuta  prescrizione.

Bondi, invece,  ha chiesto al premier di attivarsi per chiamare la Protezione civile. “Spiacente – ha risposto Bertolaso – tutti i volontari sono impegnati per la realizzazione di una fioriera di 27 piani a Sanremo, dobbiamo cavarcela da soli”.

Dobbiamo cavarcela da soli, appunto. Difficile farlo sapendo le cose. Impossibile farlo quando una legge mette il bavaglio a tutta l’informazione e impedisce ai giornalisti di lavorare privando i cittadini del diritto di essere informati.  Questa non è la stampa. E neppure l’Italia. Almeno, non ancora.