Vigilia di Natale con la paura del fiume a Vicenza

Pubblicato il 24 Dicembre 2010 - 16:12 OLTRE 6 MESI FA

Doveva essere il Natale della serenita’ per i vicentini provati dall’alluvione del primo novembre; la festa della fiducia ritrovata e della voglia di tornare a sorridere lontana dalle paure del Bacchiglione. E’ bastato invece un giorno e mezzo di pioggia e temperature primaverili per far tornare il timore dell’acqua. In poche ore il livello del fiume che attraversa la citta’ si e’ alzato, arrivando ad una spanna da una nuova esondazione; e’ stata una notte di paura, solo nel tardo pomeriggio di oggi e’ tornato a limiti non preoccupanti, 4,5 metri. Molti negozianti della zona di ponte degli Angeli e piazza Matteotti, gia’ colpiti duramente, avevano risposto speranze sugli ultimi due giorni prima di Natale per gli affari e le vendite.

Di colpo sono diventate ore trascorse con l’angoscia nel cuore, passate a scrutare il cielo plumbeo, a portare le merci ai piani superiori, a controllare il pluviometro del fiume. ”Questa citta’ e’ ostaggio della pioggia, ormai basta nulla per fare scattare l’allarme massimo”: e’ lo sfogo del sindaco di Vicenza, Achille Variati, che nelle ultime 24 ore si e’ tenuto in costante contatto con il Governatore del Veneto, Luca Zaia.

”Mi imporro’ – ha promesso – perche’ i lavori per la costruzione dei bacini a nord di Vicenza vengano avviati in tempi brevissimi, possibilmente prima della fine dell’inverno. Altrimenti con le piogge primaverili rischiamo di trovarci in una nuova situazione di pericolo”. Anche Caldogno, il comune piu’ colpito dall’alluvione di novembre, ha vissuto questi giorni pre-natalizi nel terrore di una nuova ondata. ”I miei cittadini, soprattutto quelli di Cresole – confida il sindaco Marcello Vezzaro – hanno paura e dopo quanto successo il mese scorso difficile darli torto. Qui hanno tutti reagito alla grande e per pudore moltissimi si sono arrangiati, ma nei giorni di pioggia non si sentono sicuri e temono che si ripeta quanto successo 44 giorni fa”. ”Per Natale non avevamo organizzato nulla di speciale – conclude Vezzaro – ma non pensavamo di viverlo nuovamente con il cuore in gola”.