ROMA – Passare 342 giorni nello spazio. Questa la missione lunga quasi un anno affrontata dall’astronauta della Nasa Scott Kelly e dal cosmonauta russo Mikhail Kornienko per studiare gli effetti sul corpo e sulla psiche umana di un lungo viaggio spaziale. I due astronauti sono partiti alla volta della Stazione Spaziale Internazionale lo scorso 27 marzo e torneranno il 1° marzo 2016, ma non sono gli unici protagonisti della One Year Mission. Mark Kelly, fratello gemello di Scott, è il terzo astronauta coinvolto ma rimasto a Terra.
La missione della Nasa infatti oltre a studiare gli effetti dell’assenza di gravità sul corpo umano e gli effetti psicologici di spendere un anno nello spazio, in moduli abitativi limitati e inodore, dove la natura e la Terra mancano agli astronauti, ha l’obiettivo di studiare cosa accade al corpo umano a livello molecolare. Per farlo i ricercatori studieranno i gemelli omozigoti Mark e Scott Kelly, che hanno lo stesso Dna ma potrebbero avere un profilo omico, cioè espressione molecolare del loro Dna, diverso a seconda dell’ambiente in cui hanno vissuto.
Un viaggio di questo tipo nello spazio presenta già molte incognite e difficoltà e in previsione di un viaggio verso Marte, la cui durata è stimata di 30 mesi e cioè circa 3 anni, è importante capire a cosa un astronauta va incontro. In primo luogo infatti l’assenza di gravità causa l’atrofizzazione dei muscoli e un aumento della pressione intracranica, per via della tendenza dei liquidi a risalire verso l’alto, con conseguenti problemi alla vista.
Gli scienziati monitorano anche la situazione psicologica degli astronauti, che confinati in ambienti angusti e metallici per lunghi mesi possono andare incontro a depressione e ad altre patologie. Per questo agli astronauti viene chiesto di tenere un diario giornaliero e vengono sottoposti a test cognitivi, sia in viaggio che al loro rientro.
Se altre missioni di un anno sono già state affrontate, ma a bordo della stazione spaziale russa Mir, e l’ultima è quella di Sergei Avdeyev del 1999 che rimase 379 giorni nello spazio, la nuova missione frutto del partnership tra Nasa e Russia è diversa, proprio a causa della presenza di Kelly e del suo gemello.
L’esperimento non ha precedenti e la missione non finirà il 1° marzo al rientro di Kelly, ma per un altro anno saranno raccolti campioni biologici come sangue e saliva e confrontati con quelli del fratello, per osservare quali sono i cambiamenti che un viaggio di questo tipo causa al corpo umano e quali sono i tempi di rientro alla normalità.
Questa missione offre quindi l’opportunità di osservare come cambia a livello molecolare il corpo umano a seconda che si trovi in condizioni di microgravità e di esposizione prolungata alla radiazioni, come quella vissuta per un anno da Scott Kelly nello spazio, o in condizioni di vita normale sulla Terra, come l’anno vissuto da Mark.