Gb, gli scienziati della Royal Society chiedono all’Onu “un piano globale per gestire l’arrivo degli alieni”

Pubblicato il 15 Gennaio 2011 - 02:07 OLTRE 6 MESI FA

La rivista Philosophical Transactions, della società scientifica britannica Royal Society, ha pubblicato un articolo in cui chiede ai governi del mondo di prepararsi ad un possibile incontro con una civiltà extraterrestre. Secondo la rivista, questo incontro potrebbe essere violento.

La pubblicazione, che questo mese dedica un intero numero al tema della vita extraterrestre, sostiene che se il processo di evoluzione in tutto l’universo segue i modelli darwiniani, come accade sulla Terra, le forme di vita che contatterebbero gli esseri umani potrebbero “condividere la loro tendenza alla violenza e allo sfruttamento” delle risorse. Per questo motivo, gli scienziati chiedono alle Nazioni Unite di istituire un gruppo di lavoro dedicato agli “affari extraterrestri” con la capacità di delineare un piano da seguire in caso di un contatto alieno.

“Dobbiamo essere pronti al peggio” nel caso riceviamo una civiltà extraterrestre, avvisa l’insegnante di paleobiologia evolutiva presso l’Università di Cambridge Simon Conway Morris, il quale crede che la vita biologica nell’universo deve avere caratteristiche simili a quelle della Terra. Morris è convinto che se esistono alieni intelligenti “saranno come noi”, qualcosa che “dato che la nostra storia non è così gloriosa” dovrebbe “farci pensare”.

Il professor John Zarnecki della Open University, e Martin Dominik, dell’Università di St Andrews, chiedono invece un piano “responsabile” guidato da esperti e scienziati che eviti, nel caso che gli alieni arrivino sul nostro pianeta, il prevalere di “interessi di potere e opportunismo” .

La “mancanza di coordinamento” sarebbe infatti, secondo questi scienziati, facilmente superabile con la creazione di un “piano generale di lavoro” guidato attraverso uno sforzo realmente globale governato da un gruppo politico con sufficiente legittimità.

Nella rivista, viene interpellato anche lo psicologo inglese Albert Harrison che spiega come la maggior parte delle persone non sarebbe spaventata, in caso avesse delle prove inconfutabili, dall’esistenza degli extraterrestri.

Ted Peters è invece un professore e teologo degli Stati Uniti che ha intervistato diverse migliaia di persone per cercare di capire la relazione tra la conoscenza dell’esistenza dei marziani e le religioni. Le sue conclusioni sono state pubblicate anch’esse nella rivista.   Per i buddisti, l’esistenza degli alieni non influenza la loro fede. Circa l’8 per cento dei cattolici vedrebbe invece negli alieni una minaccia alle proprie convinzioni religiose e appare molto scossa; il 22 per cento di questi teme per la religione in generale. Più del 30 per cento crede che la minaccia è maggiore per i credenti di altre fedi religiose.

Queste proporzioni sono simili anche per le altre comunità cristiane. Le idee in materia dei musulmani, degli indùsti e degli ebrei, per il professore restano un mistero.

Solo l’uno per cento degli atei intervistati ritiene che gli alieni in qualche modo possano cambiano la loro percezione del mondo. Il 69 per cento di questi infine, non ha dubbi sul fatto che le religioni percepiscano l’arrivo degli alieni come una minaccia.