(Foto Ansa)
Titano, una delle lune più affascinanti di Saturno, presenta una superficie ghiacciata sotto la quale si pensava esistesse un grande oceano di acqua liquida, simile a quelli ipotizzati per altre lune del Sistema Solare. Tuttavia, un nuovo studio pubblicato su Nature, al quale ha contribuito in modo significativo il gruppo SPRING (Space Robotics Investigation Group) della Sapienza, propone una visione differente della sua struttura interna: non un oceano globale, ma potenziali riserve locali di acqua liquida.
I ricercatori hanno analizzato come Titano risponde alla gravità di Saturno, osservando le cosiddette “maree gravitazionali”, analoghe a quelle che la Luna genera sulla Terra. Dallo studio di queste deformazioni, è emerso che Titano non solo si deforma in modo significativo, ma risponde in ritardo alla forza gravitazionale del pianeta, un fenomeno che indica un’elevata liberazione di energia interna sotto forma di calore. La dissipazione osservata suggerisce che l’interno del satellite non può essere spiegato da un oceano continuo, ma piuttosto da uno strato profondo di ghiaccio ad alta pressione, caldo e parzialmente fuso.
“Lo studio – dichiara Antonio Genova della Sapienza, tra gli autori dello studio – testimonia anche il ruolo di Sapienza nella formazione di ricercatrici e ricercatori capaci di operare in contesti scientifici internazionali di eccellenza, come il Jet Propulsion Laboratory della Nasa, e di contribuire in modo diretto a studi pubblicati sulle principali riviste scientifiche internazionali”.
