Un fossile di 3.8 miliardi di anni fa: ecco l’essere vivente più antico mai scoperto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Marzo 2017 - 20:34 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un microrganismo fossile vissuto 3,8 miliardi di anni fa è l’essere vivente più antico mai scoperto sul pianeta Terra. Le tracce di questa antichissima forma di vita sono state rinvenute in Canada, vicino a delle sorgenti idrotermali che hanno permesso lo sviluppo dei microrganismi. Si trata di impronte fossili rimaste impresse nelle rocce di Nuvvuagittuq e sono la prova che la vita sulla Terra è arrivata molto prima di quanto pensassimo.

La scoperta si deve a Matthew Dodd, dell’University College di Londra, e i risultati della sua ricerca sono stati pubblicati sulla Nature. I microrganismi osservati da Dodd sarebbero la prova indiscutibile dell’esistenza di attività biologica risalente ad almeno 3,8 miliardi di anni fa. Le analisi hanno identificato strutture tubulari e filamenti molto simili a quelle che si possono trovare ancora oggi nei pressi delle sorgenti idrotermali oceaniche.

Il risulato sembra una prima dimostrazione alle ipotesi secondo cui la vita si sia sviluppata nei fondali oceanici nei pressi di ‘camini’ di acqua molto calda simili a quelli esistenti ancora oggi e che alimentano comunità di esseri viventi ‘estremi’. Dell’esistenza di forme di vita così antica se ne erano trovate tracce finora solo sotto forma di stromatoliti, vere e proprie rocce formate dai sedimenti prodotti da antichi batteri o microscopiche alghe, e non tutti gli scienziati concordavano sulla loro origine biologica. Carlo Doglioni, geologo della Sapienza di Roma e presidente dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv), ha commentato:

“La scoperta è stata fatta su alcuni dei campioni di roccia più antichi che si conoscano e la datazione dei resti potrebbe essere spostata ancora più indietro, fino a 4,2 miliardi di anni fa”.

Gli stessi ambienti in cui si sarebbero sviluppati questi antichi organismi potrebbero essere esistiti anche su Marte, miliardi di anni fa, e potrebbero essere attivi ancora oggi anche negli oceani di Europa ed Encelado, come ha sottolineato Carlo Alberto Redi, biologo dell’università di Pavia:

“Anche per questo diventa interessante studiare le sorgenti idrotermali chissà che non si possano trovare molecole che abbiano avuto un ruolo chiave per la nascita della vita e che sia possibile oggi usare anche nella medicina”.