Federalismo, 300 euro in più a famiglia se venissero abolite le province

Pubblicato il 23 Marzo 2011 - 13:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  Se venissero abolite le Province ci sarebbero 300 euro in più a famiglia. Il calcolo è della Confesercenti secondo la quale l’eventuale trasferimento delle competenze attualmente in capo alle 110 province italiane, comporterebbe un risparmio per il bilancio pubblico di 7 miliardi annui, ”ossia una parallela riduzione di spese e imposte pari a mezzo punto di Pil”.

Il risparmio per le casse pubbliche avverrebbe ”fermo restando il trasferimento dei dipendenti e delle funzioni agli altri livelli territoriali di governo”. Funzioni e competenze potrebbero essere ridistribuite, dice Confesercenti, fra Comuni e Regioni ovvero affidate agli assessorati regionali al territorio.

Una seconda opzione si concretizza nella pura e semplice abolizione dei tributi e delle compartecipazione delle Province. In questo caso, sottolinea l’associazione dei commercianti, i vantaggi per i contribuenti risulterebbero piu’ concentrati e piu’ immediatamente percepibili e riguarderebbero i consumatori di energia elettrica per utenze non domestiche (Pmi, societa’, professionisti) abolendo l’accisa addizionale sull’energia elettrica, sia gli automobilisti che risparmierebbero in media 40 euro l’anno in virtu’ dell’abolizione dell’imposta sull’assicurazione Rc auto e 250 euro per ogni pratica di trascrizione presso il Pra.

”Ma ancora più significativi sarebbero i benefici alla luce del quadro che si prospetta con la riforma federalista. L’abolizione delle Province e dei tributi di pertinenza recherebbe vantaggi a tutti i contribuenti Irpef (ogni anno 70 euro di imposta in meno). Ma, anche in questo caso, la parte del leone spetta ai proprietari di autoveicoli che vi aggiungerebbero ulteriori risparmi d’imposta pari a 130 euro l’anno (i 40 dell’imposta sulla RC auto e i 90 della nuova compartecipazione all’imposta di circolazione auto); oltre, s’intende, i 250 euro non più dovuti per ogni pratica di trascrizione presso il Pra”.

Con l’avvento del federalismo infatti, sostiene Confesercecnti, ”si rischia che a cambiare siano solo le intestazioni. La sostanza di fatto non cambia”. Non cambia l’ammontare complessivo delle risorse assegnate alle Province, ancorate (per il momento) a 13 miliardi di euro; non cambia la struttura delle spese provinciali, dominata da oneri di puro funzionamento dell’apparato amministrativo; non cambia il ruolo di un livello intermedio di governo che fin dai primi anni ’70 risulta compresso (e svuotato) nella stretta Regioni-Comuni”. Senza contare poi la proliferazione degli ultimi anni: ”in Italia esistono 110 Province: quasi il doppio rispetto alle 59 del 1861 (unità d’Italia) e ben 19 in più rispetto alle 91 degli inizi dell’età repubblicana (1947). Negli ultimi venti anni ne sono state istituite 15 e altre 20 sono in programma.