Stragi e carcere duro. Pisanu sulla trattativa Stato-Mafia e le rivelazioni di Conso: “Cosa Nostra pensava di avere vinto”

Pubblicato il 15 Novembre 2010 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA

L’ex ministro della Giustizia Giovanni Conso rivendica il mancato rinnovo a novembre ’93 di 140 decreti che imponevano il «carcere duro» quello del 41 bis ai boss di mafia. Secondo quanto ricostruisce Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera il presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu aveva già parlato in una relazione di giugno della trattativa Stato-mafia.

E ci sarebbe un legame tra le bombe e i provvedimenti presi. “Il 27 maggio c’è l’attentato di Firenze a via dei Georgofili (5 morti e 48 feriti), ma a luglio 325 «41 bis» vengono rinnovati. Passano pochi giorni e fra il 27 e il 28 luglio avvengono le esplosioni di Roma e Milano (5 morti e 12 feriti), seguite da inedite rivendicazioni spedite ai giornali”.

«Il 1° novembre del 1993 – scrive Pisanu proseguendo la sua cronologia – scade un altro blocco di provvedimenti 41 bis, ma nel frattempo Cosa nostra tace. Imprevedibilmente, tre giorni dopo quella scadenza, il 4 e il 6 novembre il ministro di Grazia e Giustizia non proroga il 41 bis a 140 detenuti. Se ne può desumere che la “trattativa -ricatto” abbia prodotto i suoi effetti tra il 29 luglio e il 6 novembre?».

“Il 31 gennaio bisognava decidere se confermare o meno il «41 bis» a capimafia del calibro di Gerlando Alberto, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Luciano Liggio, Francesco Madonia e tanti altri”, ricostruisce Bianconi.

Secondo quanto detto da Conso la revoca dei «41 bis» fu da lui decisa proprio «per vedere di frenare la minaccia di altre stragi» e avrebbe deciso «in assoluta solitudine».

NICOLò AMATO Una nota riservata dell’allora direttore dell’amministrazione penitenziaria Nicolò Amato suggeriva al ministro della Giustizia Giovanni Conso di revocare il carcere duro ai mafiosi. L’appunto, il ”numero 115077 del 6 marzo 1993”, pubblicato sul blog www.ipezzimancanti.it, curato dal giornalista Salvo Palazzolo. La nota secondo quanto scrive Amato, citando una riunione del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza convocato in quei giorni, non era solo una sua iniziativa.

”In quella sede, il 12 febbraio scorso – scriveva Amato – sono state espresse, particolarmente da parte del capo della polizia, riserve sulla eccessiva durezza di siffatto regime penitenziario. Ed anche recentemente – prosegue il direttore – da parte del ministero dell’Interno sono venute pressanti insistenze per la revoca dei decreti applicati agli istituti di Poggioreale e di Secondigliano”. Perché il capo della polizia Vincenzo Parisi e il Viminale allora retto da Nicola Mancino esprimevano quelle ”riserve” sul 41 bis? E’ quello che si chiedono i magistrati di Palermo, che ascolteranno presto anche Amato. Pochi giorni fa, alla commissione parlamentare antimafia, Conso ha svelato che nel novembre ’93 fu tolto il carcere duro a 140 mafiosi. Amato non era piu’ al Dap da giugno. ”Fu una mia scelta, non ci fu alcuna trattativa”, ha ribadito Conso.