Disturbi d’ansia: trovato il possibile legame con un deficit di un nutriente essenziale (blitzquotidiano.it)
Per anni l’ansia è stata considerata soltanto come il risultato di stress, predisposizione personale o fattori psicologici. Oggi però emerge un nuovo possibile tassello che potrebbe spiegare perché alcune persone siano più vulnerabili di altre: un deficit di colina, un nutriente essenziale noto anche come vitamina J. Una recente meta-analisi condotta dalla University of California ha evidenziato un collegamento sorprendente tra i livelli di questa sostanza e la comparsa dei disturbi d’ansia.
La ricerca, pubblicata da poco, sta facendo parlare di sé perché aggiunge un nuovo punto di vista sul rapporto tra dieta e salute mentale, un legame già ampiamente studiato ma ancora pieno di aspetti da approfondire.
Cos’è la colina e perché è così importante per il cervello
La colina è un nutriente che funziona in modo molto simile alle vitamine del gruppo B. Il nostro organismo ne produce una piccola quantità, ma non abbastanza per soddisfare completamente il fabbisogno quotidiano: per questo è essenziale assumerla anche attraverso l’alimentazione.
La colina svolge funzioni fondamentali, tra cui:
- supporto alla memoria e alla comunicazione tra le cellule nervose;
- partecipazione alla produzione di acetilcolina, un neurotrasmettitore che regola umore, attenzione, tono muscolare e ritmo sonno-veglia;
- protezione del fegato e controllo del metabolismo dei grassi;
- supporto alla struttura delle membrane cellulari.
Quando i livelli di colina non sono adeguati, alcune di queste funzioni possono risentirne. Fino ad oggi, tuttavia, pochi avrebbero immaginato un collegamento diretto con i disturbi d’ansia.
La nuova meta-analisi che collega colina e ansia
Il nuovo studio arriva dalla collaborazione tra i ricercatori dell’UC Davis Medical Center e della University of California. Gli scienziati hanno analizzato 25 studi preesistenti, confrontando i dati di oltre 700 persone, di cui 370 con disturbi d’ansia e 342 senza alcuna diagnosi.
L’aspetto più sorprendente emerso dai dati riguarda i livelli di colina nel cervello. I partecipanti che soffrivano di ansia presentavano una quantità di questo nutriente inferiore dell’8% rispetto al gruppo di controllo.
A un primo sguardo l’8% potrebbe sembrare un valore minimo, ma nel cervello — dove ogni variazione chimica può modificare percezioni, pensieri ed emozioni — si tratta di una differenza rilevante. Come ha spiegato lo psichiatra Richard Maddock, autore principale dello studio, anche piccoli scostamenti possono avere conseguenze significative sulla regolazione dell’umore.
Lo studio non prova che la carenza di colina causi l’ansia, ma mostra che tra le due condizioni esiste un legame coerente e statisticamente rilevante. Una possibile spiegazione, suggeriscono i ricercatori, è che una risposta eccessiva ai meccanismi di “attacco o fuga” — tipica dei disturbi d’ansia — aumenti il consumo di colina da parte del cervello, portando a una riduzione delle sue riserve.
Perché potremmo essere più carenti di colina di quanto pensiamo
La colina si trova in molti alimenti, ma diversi studi dimostrano che una buona parte della popolazione non raggiunge l’apporto minimo consigliato. Spesso si tende a consumare porzioni insufficienti o a non variare a sufficienza la dieta, e questo può portare a un deficit costante e silenzioso.
Secondo alcune ricerche svolte negli Stati Uniti, la maggioranza della popolazione non assume quantità adeguate di vitamina J. E questa carenza può avere effetti a catena non solo sul cervello ma anche su fegato, muscoli e metabolismo.
Nel 2023 un altro studio, condotto sempre negli USA, ha osservato che una dieta povera di colina nei topi era associata a modificazioni cerebrali simili a quelle che compaiono nelle fasi iniziali dell’Alzheimer. Non si tratta naturalmente di una prova diretta sull’essere umano, ma aggiunge un altro elemento a favore dell’importanza di questo nutriente.
Per l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) l’apporto adeguato di colina per un adulto è di 400 mg al giorno. Non è difficile raggiungerli, ma serve consapevolezza su quali alimenti ne sono più ricchi.
In quali alimenti si trova la colina

La colina è presente sia in cibi di origine animale sia in fonti vegetali. Le quantità variano molto, ma con una dieta sufficientemente varia è possibile raggiungere le dosi consigliate senza integrazione.
Tra le fonti più ricche troviamo:
- Uova, soprattutto il tuorlo
- Carne come pollo e manzo
- Pesce e frutti di mare
- Latte e derivati
Ma anche gli alimenti vegetali possono essere una fonte importante:
- soia e prodotti derivati;
- arachidi e legumi;
- patate;
- funghi;
- broccoli e alcuni cereali integrali.
Includere regolarmente questi cibi nella dieta può aiutare non solo a mantenere livelli adeguati di colina, ma anche a migliorare il benessere generale grazie al loro contenuto di proteine, fibre e micronutrienti.
Aumentare la colina riduce l’ansia? La risposta degli esperti
La domanda che molti si pongono è se assumere più colina attraverso la dieta o gli integratori possa davvero alleviare i sintomi dell’ansia. Per ora la risposta è prudente: non esistono prove sufficienti per affermarlo.
Il dottor Maddock e il suo team sottolineano che il dato emerso dalla meta-analisi è importante, ma non significa che integrare la colina possa essere una terapia. Per stabilire un rapporto causa-effetto servono studi clinici più ampi, controllati e di lunga durata.
Detto questo, garantire un apporto adeguato di colina rimane una buona pratica per la salute generale. Come per molti nutrienti essenziali, una carenza può contribuire a rendere l’organismo più vulnerabile e meno efficiente nella regolazione dello stress e delle funzioni cognitive.
