Nuoto, continuo a nuotare nel mare d’inverno con ogni temperatura interna ed esterna, a condizione che ci sia il sole. Nuoto spesso da solo con una unica protezione, oltre agli occhialini, una cuffia di gomma pesante in testa perché è lì che il freddo colpisce. Nuoto oramai da tanto tempo, molto più piacevolmente che d’estate, quando oramai il mare bolle e ci sono tanti aspiranti nuotatori che vedo sfilare vicino a me e poi sparire verso riva.
Il mare scende di temperatura a partire da novembre in modo secco. Un tempo calava fino a 10, 11 gradi ed era una vera sfida entrare in acqua. Ora il riscaldamento globale si vede anche qui, tra le onde mediterranee.
Da anni non scendiamo sotto i 13 e 5 e questo per noi “nuotatori del tempo avverso” è un po’ un rimpianto perché la sfida è più semplice. Ma, attenzione, non si nuota d’inverno in mare per sfida, ma per piacere, anche se questo appare quasi una provocazione sopratutto se le temperature esterne calano fino a 5, 4 gradi come accade sempre più di rado.
Entri in mare e trovi la tua dimensione
Entrare in acqua è come trovare la propria dimensione, che è sopratutto quella del movimento ritmico del nuoto, una bracciata dopo l’altra con la respirazione, che dopo la prima scossa del freddo iniziale, si assesta.
Poi c’è l’altra dimensione di quello che vedi se l’acqua, come spesso avviene, è limpida. Pesci come non immagineresti, scogli, alghe e, quando respiri, il panorama intorno. Se respiri a sinistra e da quel lato c’è il sole, d’inverno sempre basso sull’ orizzonte, sente il calore che ti arriva comunque e ti conforta e poi capisci quanto influisce sul benessere generale del mare stesso, del panorama intorno. Il cielo azzurro e la luce forte sono gli ingredienti perfetti per conciliarsi con l’elemento nel quale ti muovi. A un certo punto il benessere è tanto forte che non ti fermeresti più.
In certe giornate d’inverno secco, quando ti giri e respiri dall’altra parte, puoi vedere la neve, lontana, ma avvistata sule montagne sopra Savona e quel contrasto tra il tuo nuoto e quei monti bianchi, purtroppo sempre più raramente, quasi ti esalta.
Il freddo è questione di testa
Freddo? E’ una questione di testa, di convinzione. Non lo provi entrando anche perché l’acqua è sempre più calda della temperatura esterna, magari abbassata da raffiche di vento e poi perché quando sei dentro il benessere del movimento continuo non ti abbandona mai.
Non mi è mai capitato di decidere di uscire per sintomi di freddo, ma solo per calcolo prudenziale: dopo 40 minuti hai incamerato la tua dose di vantaggio fisico, hai messo in moto quei meccanismi che innegabilmente beneficiano e allora puoi anche decidere di smettere.
Ma lo fai con bracciata lenta, come per allontanare il momento della separazione dall’acqua. Molti ti chiedono cosa provi quando riemergi sulla spiaggia deserra di inverno, magari tra le raffiche della tramontana, prima di trovare un riparo.
La carica di adrenalina che ti ha spinto fino a quel momento si moltiplica e senti una energia suppletiva che ti spinge, come se avessi sulla pelle bagnata una corazza.
Ti senti un po’ un drago, senza esagerare. Un accappatoio sulle spalle è l’unica cosa che ti concedi, perché di altro non hai bisogno in quel momento. Poi verrà una doccia calda e di nuovo il sole che ti aiuta.
Nuotare d’inverno è un esercizio che ti fa muovere ogni muscolo del tuo corpo, dalle punte dei piedi al collo, alla bocca che si muove per respirare ogni due bracciate in una condizione molto più intensa che d’estate.
L’ultima estate, quando il mare bolliva fino a 30 gradi, nella temperatura record registrata alla boa di CapoMele, punta più esterna della Liguiria, di 32 si sentiva un forte disagio.
Come se nuotassi in una vasca da bagno surriscaldata. Gli sbuffi di calore erano tanto forti che l’unica soluzione era tuffarti verso il fondo per trovare un po’ di refrigerio e riemergere confortato, sperando di arrivare in una zona più fresca.
Nuotando in quel mare bollente mi sono spiegato bene quale sconquasso si crea quando magari in autunno su quel mare ultra caldo arrivano le perturbazioni rigeneranti, che creano il contrasto con la massa d’acqua, che è come un lago di benzina, pronto ad accendersi quando arriva la goccia fredda della tempesta.
La legge del contrasto suscita quelle reazioni sempre più frequenti che scatenano, appunto, i temporali rigeneranti e le mareggiate devastanti.
Nuotando d’inverno hai più tranquillità per scoprire, invece, le mutazione che il riscaldamento globale sta infiggendo anche a noi. Trovi branchi di pesci colorati che non avevi mai visto e che guizzano come saette improvvise. Certo succede anche d’estate. Nell’ultima, quella rovente in acqua e fuori, ho visto pesci mai visti a queste latitudini e meduse di diversi colori e pericolosità non definita.
Le meduse arrivano anche nel mare d’inverno, seppure con una frequenza inferiore che in estate, ma sono pericolose ugualmente.
Controlli anche il fondo e scopri in quale misura la poseidonia, quell’insdiamento di alghe che faceva “fiorire” il fondo, in prossimità della riva, trattenendo la sabbia e allungando, quindi, le spiagge, si è ridotto. Arato probabilmente dall’azione dell’uomo, dalla costruzione dei moli, dei porticcioli, violntato da una pesca selvaggia a strascico.
Se nuoti davanti a spiagge sabbiose, come in certe zone del Ponente ligure, non vedi più le poseidonie, ma una distesa “brulla” dove i pesci guizzano in cerca di cibo senza trovarlo.
Nuoto sempre anche d’estate, come se fosse una medicina, ma d’inverno è come se il bisogno aumentasse e non certo per esibizionismo, ma per il benessere ricevuto sempre, anche nelle condizioni più difficili.
Capita di nuotare davanti a un pubblico stupefatto, che ti guarda da riva, magari avvolto in piumini, sciarpe, capelli calati contro il vento a raffica. Ti guardano come un ufo e tu non ti senti tale, ma semplicemente un beneficiato, che approfitta di qualcosa che in pochi sanno apprezzare.
E quando scrollandoti le gocce esci dall’acqua, ti levi gli occhialini e la cuffia, ti arriva la solita domanda: “Ma non è troppo fredda?”. E la solita risposta è : “Per me no!”