Italiano, quanto non ti conosci! Ecco i falsi miti sui prodotti Made in Italy

Pubblicato il 30 Giugno 2010 - 19:44| Aggiornato il 2 Luglio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Esistono numerosi patifici in Sicilia e Lombardia

Il miglior vino si produce in Toscana? Il pesce in scatola più famoso viene dalla Sicilia? La regina delle imbarcazioni è la Liguria? Tutti falsi miti. Credenze infondate. Stereotipi e preconcetti del Bel Paese.  Un recente studio dell’ Assirm (l’ Associazione che rappresenta 47 fra i maggiori istituti italiani di ricerche di mercato, sondaggi di opinione, ricerca sociale) svela  la discordanza tra la percezione che gli italiani hanno del proprio Paese e la realtà dei prodotti che caratterizzano davvero il Made in Italy.

Tanto per citare alcuni esempi:  il marmo per sette italiani su 10 è strettamente legato a Carrara, dunque alla Toscana,  mentre è in Sicilia che si trova il principale centro di produzione mondiale, per l’ esattezza nel distretto di Custonaci, nel Trapanese. Ma non ci si deve sentire troppo in difetto, visto che a ignorarlo sono per primi i siciliani.

Proprio la Sicilia è da sempre la terra degli agrumi, ma nessuno la pensa in relazione a mobili, elettrodomestici e meccanica di precisione, dove dimostra di avere prodotti di qualità anche superiore alle aree tecnologiche del nord. La Liguria, al contrario, viene associata ai cantieri navali, per via del porto di Genova e del salone nautico (nonché per ragioni storiche). Invece quando si parla della cantieristica e degli accessori nautici, è la Lombardia a guidare la classifica per numero di aziende e addetti.

Ancora, se si pensa alla pasta, l’associazione immediata è con la Campania. In realtà, senza niente togliere alla produzione napoletana, i maggiori  pastifici si trovano in Sicilia e Lombardia. Altro caso emblematico è quello del del vino: il 23,3 per cento lo associa alla Toscana, e poi al Piemonte, al Veneto, alla Sicilia. E invece no. L’Istat mette nell’ ordine Veneto, Emilia Romagna e Puglia.

A contribuire a tale “dispercezione” è, secondo gli esperti dell’Assirm,  l’abitudine tutta nostrana di affidarci al sentito dire e soprattutto l’enorme potere della pubblicità e della comunicazione per immagini.