ROMA – La fumata bianca era gia’ arrivata, ma con la ratifica dell’accordo la fine del lock-out e’ davvero ufficiale. Dopo mesi di braccio di ferro e trattative senza esito, l’Nba puo’ finalmente scendere in campo, richiamando le sue stelle, che in attesa della fine della serrata avevano accettato le offerte di altre squadre, soprattutto europee, giocando sia in campionato sia anche nelle coppe (come Danilo Gallinari a Milano).
Il via di una stagione regolare decisamente in formato ridotto (66 match, 16 in meno rispetto al previsto) e’ fissato per il giorno di Natale, con quasi due mesi di ritardo sul primo novembre, la data in cui il campionato americano di basket sarebbe dovuto cominciare.
I proprietari dei club, in lotta con i giocatori per il rinnovo del contratto collettivo, hanno detto si’ all’accordo con 15 voti e favore e cinque contrari, mentre il sindacato degli atleti si e’ espresso, attraverso voto elettronico, con l’85 per cento delle preferenze.
”La cosa piu’ importante e’ che il basket torna – le parole del patron dell’Nba David Stern – questo accordo non e’ perfetto, ma regola in maniera costruttiva alcune questioni importanti”. L’accordo e’ su dieci anni, ma le parti hanno la possibilita’ di ridiscuterlo dopo sei.
La serrata e’ durata 149 giorni e dopo due anni e mezzo di contrattazione tutti disperavano di vedere la luce fuori dal tunnel, tanto da costringere la stessa Nba ad annullare centinaia di gare precampionato, e poi a rinviare di volta in volta la partenza della stessa stagione regolare.
Con il contratto i giocatori hanno comunque rinunciato a molti soldi, ma sono riusciti a conservare la possibilita’ di muoversi senza ostacoli nei ‘big markets team’, come vengono definite le prime squadre (Miami, Los Angeles, Boston, Dallas e New York) che ogni anno comunque arrivano alla volata finale per il titolo. Con il via della stagione ormai ufficializzato, si aprono anche i training camp (gia’ oggi) delle varie squadre e soprattutto comincia la corsa per accaparrarsi i migliori giocatori su piazza.
Tra i nomi dei free agent, i cestisti in scadenza di contratto, spicca quello di Tyson Chandler, destinato ai New York Knicks di Mike D’Antoni. E poi ci sono J.J.Barea, Jamal Crawford, Caron Butler, Nenè, JR Smith, Tayshaun Prince, Tracy McGrady, Marc Gasol, Shane Battier, Thaddeus Young, Grant Hill, Greg Oden, Andrei Kirilenko, Nick Young.
Ma le compravendite cominciano subito con un passo indietro, perche’ quella che sembrava cosa ormai certa – ovvero il passaggio di Chris Paul, dagli Hornets alla corte dei Lakers (dove come vice e’ approdato anche Ettore Messina) – adesso e’ piu’ che congelata. Lo stop, a sorpresa, e’ arrivato dallo stesso Stern che, non come patron della Lega, ma come proprietario degli Houston ha di fatto detto no al trasferimento. ”Non lo lascio andare per ragioni puramente cestistiche” ha detto Stern, come riporta il sito Nba.
La decisione non sara’ senza strascichi, perche’ lo stesso Paul gia’ sognava di giocare a fianco a Kobe Bryant. Alla base del trasferimento ci doveva essere uno scambio con Pau Gasol ai Rockets e Lamar Odom, Luis Scola, Gordon Dragic e Kevin Martin agli Hornets. Un affare annullato dal commissioner in seguito alle vibranti proteste di numerosi proprietari preoccupati dallo strapotere delle grandi squadre.
Una decisione senza precedenti per la Nba, che dopo il lock-out ha fretta di chiudere questo 2011, che forse passera’ alla storia come la pagina piu’ nera della sua storia.