Calcio italiano, 12 società in mani straniere, le italiane piacciono perché costano meno ed hanno potenziale

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 7 Febbraio 2021 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
 Calcio italiano, 12 società in mani straniere, le italiane piacciono perché costano meno ed hanno potenziale

 Calcio italiano, 12 società in mani straniere, le italiane piacciono perché costano meno ed hanno potenziale (Nella foto Ansa, Andrea Agnelli)

Calcio italiano al redde rationem. Sono giorni cruciali per il nostro calcio. Giorni che scottano. La Lega di serie A cala le braghe. E giovedi firma la cessione di un 10% ad un consorzio dei fondi CVC/Advent/Fsi (una cordata con un patrimonio di 135 miliardi di euro).

Che pagherà subito 400 milioni e poi verserà 250 milioni all’anno per i successivi cinque anni.

E a giorni si conosceranno le cifre esatte della ripartizione delle quote che la media company farà fra i club. Che sono sull’ orlo del baratro sommersi di debiti folli, ricavi impalpabili. La torta da spartire è allettante. “MF – Milano Finanza“ ha elaborato una possibile distribuzione delle risorse economiche per ogni singolo club nei prossimi cinque anni. Alla Juventus vanno 133 milioni, al Milan 103, all’Inter 115, Roma 104, Napoli 101,5. Alla Lazio sono previsti “solo“ 87,5 milioni , alla Fiorentina 75,8. Chiudono Spezia e Benevento con 36,6.

Agli investitori stranieri piacciono i club di calcio italiani

Perché costano poco ed hanno un potenziale . Le società italiane con proprietà statunitensi sono cinque: Fiorentina, Milan, Parma, Roma e Spezia. Li guidano, nell’ordine, Rocco Comisso, Elliott, Kyle Krause, Dan Fredkin e Robert Platek.

Con lo Spezia è tutto fatto. Fissata la cifra di acquisto: 22 milioni. Patron Gabriele Volpi lascia dopo 13 anni. Aveva preso il club ligure nel 2008 in serie D e in 12 anni l’ha portato per la prima volta in serie A. Ora c’è l’americano di New York con un patrimonio stimato in 2 miliardi. Cambierà tutto.

Ma i Cinesi vogliono lasciare l’Inter. Hanno problemi in patria. 

Arrivano gli americani, partono i cinesi

L’Inter affronta un momento di crisi di liquidità e la proprietà cinese vuole cedere e andare via. Suning ha affidato un mandato esplorativo a Goldman Sachs  che ha puntato subito sul fondo inglese Bc Partners. Un mese di chiacchiere fino alla scadenza e stop.

Allora si sono presentati gli americani di Fortress. Ma stanno spuntando pure gli svedesi di Eqt. Servono 250 miliardi di cassa. Steven Zhang, 29 anni , il rampollo di casa Suning  – presidente dell’Inter dal 26 ottobre 2018 – vuole abbandonare. Deve. Pechino ha detto stop agli investimenti nel calcio. E poi ci sarebbero altre rogne per un pegno azionario ad una società di Alibaba ( SHG ) dove è concentrata anche l’Inter. Ma altri investitorii stranieri sono in agguato.

O si riducono gli stipendi fuori dalla realtà o il calcio salta tutto

Il tetto agli stipendi è ormai indispensabile. È urgente. Ovunque in Europa i club stanno faticando a rispettare i termini di pagamento. Il presidente della FIGC Gravina lo  ha anche scritto ai colleghi di altri paesi, alla UEFA e nella relazione del  22 febbraio che leggerà  in assemblea.

Andrea Agnelli ha lanciato un appello in qualità di presidente dell’ECA (246 società): “Serve cambiare . Senza tifosi quest’anno avremo perdite di 8,5 miliardi. Occorre rivedere mercato e accordi collettivi“.

Emblematico il caso Messi. Il suo contratto monstre rivelato da “ El Mundo “ alla stella del Barcellona (555 milioni per 4 anni) ha scatenato i più disparati commenti. El Mundo dice che Messi è  la rovina economica del Barcellona ed in effetti la società è vicinissima al crac.  Lungi da noi l’idea di voler entrare nei rapporti tra privati.  Ma pensiamo che se non si va alla ricerca del buon senso perduto non andremo da nessuna parte.