Calciopoli: radiati Luciano Moggi, Giraudo e Mazzini

Pubblicato il 15 Giugno 2011 - 19:45 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ci sono voluti cinque anni meno quindici giorni ma alla fine la radiazione è arrivata. Appena in tempo: da luglio, in teoria, scontata la squalifica per i fatti di Calciopoli, Luciano Moggi avrebbe potuto riprendere in mano una qualsiasi squadra di serie A e deciderne mercato, strategie e comunicazione. Non sarà così: nel pomeriggio di giovedì 15 giugno è stata scritta la parola fine sul rapporto tra Moggi e il mondo del pallone. Fine reale, per sentenza, non quella in lacrime ma virtuale del giorno dopo l’esplosione dello scandalo quando Moggi annunciava: “Da oggi questo non sarà più il mio mondo”.

Insieme a Moggi chiudono la loro avventura calcistica anche l’altro ex dirigente della Juventus Antonio Giraudo e l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini.  “La commissione presieduta da Sergio Artico – recita un laconico ma storico comunicato della Figc – ha deciso la ”preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Figc” per l’ex dg della Juve Moggi, l’ex ad bianconero Giraudo e l’ex vicepresidente federale Mazzini, accogliendo cosi’ le richieste del procuratore federale.

Durissime le motivazioni con cui la commissione disciplinare nazionale della Federcalcio ha accolto la richiesta del procuratore della Figc di radiare Luciano Moggi: quella del dirigente, secondo la commissione è stata una condotta dalle ”aberranti conseguenze” e ”altamente inquinante della stabilita”’ del calcio. ”Risulta evidente l’intrinseca gravita’ dei fatti e l’aberrante conseguenze a cui ha condotto il modo di concepire la competizione e i rapporti tra le societa’ partecipanti ai campionati e i tesserati – scrive nelle sue motivazioni la commissione guidata da Artico – che ha condotto l’agire” di Moggi.

La Disciplinare parla della ”condotta illecita e antidoverosa (…) sicuramente connotata dal carattere altamente inquinante della sistematicita’ e della stabilita’ organizzativa”, e sottolinea come lo sport non possa abdicare all’osservanza dei principi di lealta’ e probita’, ”pena la sua sopravvivenza”.