Marco Pantani, 20 anni di solitudine ma nessuno lo ha dimenticato: la sua leggenda ha sfidato il tempo

Marco Pantani, 20 anni di solitudine ma nessuno lo ha dimenticato. La sua leggenda ha sfidato il tempo. Manca al ciclismo, allo sport e a mamma Tonina.

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 13 Febbraio 2024 - 11:23
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Marco Pantani, foto Ansa

Vent’anni senza Marco Pantani. Il mondo del ciclismo e la sua Romagna ricordano il campione, le sue leggendarie imprese, la sua solitudine, il triste (e mai chiarito) epilogo nel giorno di San Valentino. Era sabato 14 febbraio 2004 quando “Marchino”, caduto in depressione, fu trovato morto in una stanza d’albergo di Rimini.

Oggi, vent’anni dopo, nessuno lo ha dimenticato. La sua leggenda ha sfidato il tempo: manca al ciclismo, allo sport e soprattutto a mamma Tonina che ancora si batte per far luce su una morte avvolta dal mistero. A mamma Tonina manca l’affetto e la risata, la voce, i gesti del suo Marco. Al popolo del ciclismo mancano le sue imprese che sapevano infiammare il cuore della gente.

Marco Pantani, uno scalatore gigantesco

Professionista dal 1992 al 2003 ha ottenuto in tutto 46 vittorie in carriera, con i migliori risultati nelle corse a tappe. Ma è entrato nella storia del ciclismo per aver centrato la cosiddetta “doppietta Giro- Tour”. Cioè ha vinto il Giro d’Italia e di Francia nella stessa annata (1998). E’ stato l’ultimo, cronologicamente a compiere una doppietta del genere dopo Fausto Coppi, Anquetil, Eddy Merckx, Hinault, Roche e Miguel Indurain. Ha vinto anche la medaglia di bronzo ai mondiali in linea del 1995. Suoi i tempi di salita più veloci sulle due vette più prestigiose del Tour de France: il Mont Ventoux e l’Alpe di Huez. Uno scalatore al pari di Charly Gaul e Lance Armstrong.

La sua carriera è stata costellata da vari incidenti più o meno gravi ma la svolta che l’ha portato alla depressione si è registrata al Giro d’Italia del 1999: accusato di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, fu espulso dalla carovana e travolto dal clamore mediatico della vicenda. È tornato alle gare solo un anno dopo senza acuti. Anzi chiudendosi molto e abbandonandosi nella vita privata all’uso di droghe come la cocaina. 

Marco Pantani ricordato in molti modi

Oggi Marco Pantani è ricordato in molti modi. Ad esempio al Giro d’Italia il passo più impegnativo del percorso si chiama “montagna Pantani”. Anni fa, nel 2006 è stata installata in Valtellina – precisamente all’ottavo chilometro della salita del Passo del Mortirolo – una stele realizzata da Alberto Pasqual raffigurante Pantani nell’atto di scattare con le mani basse sul manubrio e voltarsi a controllare gli avversari staccati. Nel 2010 nel museo di Ghisallo è stata esposta la sua maglia gialla del Tour 1998, maglia poi rubata è mai più ritrovata. Un’altra stele commemorativa è stata collocata sul Col du Galibier, teatro di una memorabile impresa che era valsa al “pirata” vittoria di tappa e maglia gialla al Tour. Ma altri monumenti sono stati realizzati un po’ dappertutto e non solo nella sua città natale cioè Cesenatico. Ci sono cippi, ad esempio, ad Aulla, Carpegna e tra Saturnia e Poggio Murella in provincia di Grosseto. L’ex Ct Cassani lo ha ricordato con molto affetto nei giorni scorsi: “Marco era fatto di cristallo”. Mercoledì 14 febbraio anniversario della morte di Pantani uscirà il libro “Un pirata in cielo” di Riccardo Clementi.