Milan. Allegri: scudetto al primo colpo. Ha resistito anche a Berlusconi “Ghe pensi mi”

Pubblicato il 19 Aprile 2011 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA

Massimiliano Allegri (Foto LaPresse)

MILANO- Massimiliano Allegri, livornese di 43 anni, è l’uomo del momento: il suo Milan sta per vincere lo scudetto, senza se e senza ma e per lui, Allegri, sarebbe un trionfo nel trionfo: infatti, se tutto andrà per il verso giusto,  per l’allenatore rossonero sarà anche la conquista dello scudetto al primo colpo.

Nella storia del Milan l’impresa di vincere lo scudetto nel primo anno in panchina era riuscita solo ad altri tre tecnici: Arrigo Sacchi 1987-1988, Fabio Capello 1991-1992 e Alberto Zaccheroni 1998-1999.

Allegri è vicino al trionfo ma non è stata una cavalcata tutta rose e fiori, a cominciare dalle punzecchiature da parte del tifoso numero 1 del Milan, Silvio Berlusconi. Berlusconi, che sa sempre calibrare la violenza del suo messaggio in funzione degli obiettivi, non poteva certo rivolgersi al suo allenatore come fa con i magistrati perché sa benissimo che questo avrebbe potuto provocare una crisi molto grave nella sua amata squadra.

Ha cercato di contenersi il più possibile, ma nelle sue battute c’erano messaggi che avrebbero scosso i nervi a un uomo meno convinto delle proprie capacità di quanto normalmente sia un livornese.

Berlusconi ha iniziato la sua crociata mediatica partendo dal look: “Suggerimenti per Allegri? Che si pettini prima di andare a fare le interviste”.

Il colpo basso al tecnico è arrivato dopo la sconfitta interna del Milan contro gli “odiati” rivali della Juventus: 1-2 a San Siro con reti di Zlatan Ibrahimovic, Alessandro Del Piero e Fabio Quagliarella. Quando poi il girone invernale si è chiuso con un’altra pesante sconfitta, Milan-Roma 0-1 con gol dell’ex Marco Borriello,  Berlusconi non retto e ha mirato diritto alle origini dell’allenatore: “Comunista? Peggio che comunista: è livornese. Li-vor-nese, capisce?”, questa la battuta rilasciata ad un giornalista dopo l’incontro con il sindaco di Firenze Matteo Renzi.

In Italia siamo tutti allenatori, in primis Berlusconi, che peraltro di calcio (e lui pensa anche di tutto lo scibile) ne capisce. Non sono mancati gli attriti tattici tra l’allenatore e il numero 1 rossonero.

Il padrone del Milan ha sempre insistito per schierare titolare Ronaldinho Gaucho,  Allegri non lo ha mai accontentato e ha sempre privilegiato un modulo più equilibrato con l’impiego di Kevin Prince Boateng. Il risultato è che la difesa del Milan è la migliore del campionato mentre l’attacco concentra un mix di classe e potenza: 14 gol Ibrahimovic, 14 Pato, 11 Robinho, che nonostante la quantità di errori scellerati resta un buon goleador, e soprattutto un uomo ovunque.

Il brasiliano è il simbolo di questa squadra: ha giocato dappertutto durante tutto l’arco della stagione, ha unito le qualità tecniche alla disponibilità. Fa chilometri e dà assist, segna e sbaglia, e torna indietro a difendere.

“Nel calcio moderno correre non è indispensabile, però aiuta”, solo chi l’ha capito ha trovato spazio nel campionato.

Il pugno di ferro del giovane allenatore sta avendo la meglio. Dinho è stato ceduto al Gremio nella sessione di Calciomercato invernale e lo scudetto è distante solo 5 giornate. Anche Berlusconi dovrà ricredersi.