Calciopoli, la replica degli inquirenti a Moggi: “Nulla di nascosto, tutte le telefonate sono agli atti”

Pubblicato il 9 Aprile 2010 - 21:41 OLTRE 6 MESI FA

Luciano Moggi

Tutti in prudente attesa. Se sta per partire una terza fase di Calciopoli o invece il caso si sgonfierà rapidamente come è (ri)nato, lo decideranno martedì prossimo i giudici del Tribunale di Napoli che giudicano Luciano Moggi per associazione a delinquere.  Martedì, infatti, sarà il giorno in cui si deciderà se le intercettazioni “riesumate” e diffuse alla spicciolata dai legali dell’ex dg bianconero entreranno o meno negli atti del processo.

Nel frattempo, gli investigatori hanno smentito la tesi difensiva di Moggi, secondo la quale le telefonate in cui dirigenti dell’Inter parlavano con i designatori arbitrali (anch’essi imputati a Napoli) non venivano mai trascritte e depositate. E fanno riferimento all’informativa trasmessa alla procura di Napoli il 28 marzo 2007 dai carabinieri del Reparto operativo di Roma. In particolare, al capitolo che va sotto il titolo “Biglietti-abbonamenti Inter ricevuti da Pairetto-La designazione degli arbitri internazionali”.

Si tratta di conversazioni in cui Pairetto chiama Facchetti per chiedergli due biglietti per lo stadio, oppure lo informa sui nomi degli arbitri designati per un incontro dell’Inter di Coppa Uefa. Conversazioni che gli inquirenti hanno depositato tre anni fa, pur giudicandole irrilevanti sotto il profilo penale. Comunque, in attesa di sapere cosa accadrà il 13 aprile, le reazioni non mancano.

Per l’Inter intervengono Ernesto Paolillo (amministratore delegato) e Marco Tronchetti Provera (membro del cda). Entrambi per denunciare una “strumentazione basata sul nulla”. “C’é un’intervista di Moratti del 2006 – dice in particolare Tronchetti Provera, riferendosi al Corriere Magazine del 13 agosto – che spiega con chiarezza quello che avveniva (Moratti accenna a telefonate ‘normali’ con i designatori, ndr) e che oggi si cerca di ribaltare come se ci fosse qualcosa di illegale: invece non c’é niente di illegale”.

Una bandiera nerazzurra come Sandro Mazzola si limita a chiedere di non tirare più in ballo Giacinto Facchetti: “Faceva quello che si poteva fare e lui di schede telefoniche non ne ha distribuite”. Il presidente del Coni Petrucci sottolinea che “la Figc ha tutta l’autonomia che serve per agire nella maniera più seria e logica possibile”. “Tutti parlano, tutti dicono la loro – aggiunge -, chi non parla fa bene”.

Consiglio raccolto dall’ad del Milan Adriano Galliani: “Nell’estate del 2006 ho giurato che non avrei detto più nulla e quindi mantengo la promessa, quello che penso ora me lo tengo per me”. E se il Bologna arriva, provocatoriamente, a chiedere l’assegnazione del titolo del 1927 (revocato al Torino per un episodio di corruzione), la Fiorentina è prudente e preferisce “aspettare l’esito degli eventi, prima di prendere una precisa posizione sulla questione”. Ma Andrea Della Valle si lascia sfuggire: “Certo, siamo rimasti un po’ colpiti da come queste intercettazioni sono state selezionate”.

Sulla questione del titolo 2005-’06 interviene il legale del Milan, Leandro Cantamessa, sostenendo che se “dal punto di vista giuridico è tutto prescritto”, al contrario “l’assegnazione del cosiddetto ‘scudetto di cartone’ non è soggetta a prescrizione”.