Sciopero dei calciatori, Chiellini e Buffon non ci stanno: “Così penalizziamo solo i tifosi”

Pubblicato il 2 Dicembre 2010 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA

Tutti i 600 giocatori della Lega di Serie A sciopereranno l’11 e il 12 dicembre, facendo rinviare le partite della sedicesima giornata. Ma al di là dell’ostentata sicurezza di Sergio Campana, leader storico dell’Aic, il sindacato non è compatto. Giorgio Chiellini, uno dei leader della Juventus e pilastro della nazionale, si adegua ma non condivide: “Come appassionato di sport e come calciatore mi auguro che si trovino altri strumenti per proseguire il confronto”.

Chiellini ricorda di aver sempre sostenuto l’Aic, ma trova esagerato bloccare il campionato. “Penalizzeremmo i tifosi che sono la base di questo sport”. Con lui anche Gigi Buffon, altro simbolo del nostro calcio e, non per caso, anche lui della Juventus, società in prima linea nel voler riformare l’accordo collettivo: “Lo sciopero è un estremismo da usare in casi eccezionali. Esistono altre forme di protesta, altrettanto efficaci e significative”. Buffon fa parte dell’Anc (Associazione nazionale calciatori), il nuovo sindacato che conta 60 iscritti (solo 30 di serie A), tutti sulla linea del portiere bianconero: “Scioperiamo perché in questo momento c’è bisogno di unità”.

Ma la Lega, in questi giorni, intensificherà gli sforzi per mandare all’aria la protesta. Ma qualcosa i club stanno studiando. Anche perché il calendario rischia di andare in tilt visto che di mezzo ci sono gli ottavi di coppa Italia. La Serie A potrebbe scegliere lo scontro precettando i giocatori o recuperando la giornata dello sciopero il 22 dicembre anziché il 19 gennaio, rovinando le ferie dei giocatori.

Nessuno vuole lo sciopero, neppure Campana: “Noi speriamo che la controversia venga risolta. I tempi per tornare indietro ci sono”. Giancarlo Abete, presidente della Federazione, non si arrende nonostante gli schiaffi rimediati in questi giorni: “Speriamo ancora di arrivare ad una soluzione”.

E’ probabile che attraverso il Coni si arrivi alla soluzione di mediazione. Ora tutto ruota intorno al famoso settimo punto, quello relativo ai fuori rosa. “Accettarlo significherebbe spalancare le porte ai trasferimenti coatti”, spiega l’avvocato Leo Grosso. Cioè il punto 8, vietato dalle norme Fifa e, più in generale, da quelle giuridiche. “Perché se un giocatore viene costretto ad allenarsi da solo può decidere di dire si ad un trasferimento che, in condizioni normali, rifiuterebbe”, chiude Grosso.

Il Coni potrebbe fornire ai duellanti la via d’uscita. Un compromesso che darebbe a entrambe le parti la possibilità di soddisfare i propri interessi. Come? Nel nuovo contratto non verrebbe più scritto che è vietato fare allenare i giocatori da soli o in gruppi ristretti, lasciando ai club libertà d’azione. Allo stesso tempo l’Aic otterrebbe una protezione anti mobbing dalla Federcalcio attraverso le Noif, cioè le norme che regolano il funzionamento del nostro calcio. Una sorta di barriera contro gli eventuali giochetti di Lotito e degli altri presidenti.