Trento. Defibrillatore sottocutaneo impiantato in atleta, rischiava attacco di cuore

Pubblicato il 25 Agosto 2010 - 20:18 OLTRE 6 MESI FA

Un intervento in una sala operatoria

Un defibrillatore sottocutaneo senza fili intracardiaci in un atleta competitivo giovane a rischio di recidiva di arresto cardiaco era  stato impiantato 20 giorni fa per la prima volta in tali circostanze in Italia, e probabilmente anche in Europa. Mercoledì 25 agosto l’atleta ha effettuato il primo controllo a Trento. A renderlo noto è un cardiologo trentino, il professor Furlanello, ex primario all’ospedale Santa Chiara, tra i massimi esperti di aritmie a livello mondiale.

Furlanello spiega come la disponibilità di tale defibrillatore sia ”dovuta ad una geniale intuizione nell’anno 2000 del dottor Riccardo Cappato, inventore del progetto, direttore del Centro di Aritmologia del Policlinico Irccs San Donato di Milano, e realizzato dopo una ricerca italo-americana, iniziata nel 2001 nell’animale e successivamente nell’uomo, secondo rigorosi protocolli di studio”.

Spiega come i primi impianti in pazienti ad alto rischio di morte improvvisa siano stati effettuati a gennaio 2009 in Nuova Zelanda, al Policlinico San Donato di Milano, poi in altri Paesi d’Europa. ”Come hanno dimostrato i primi impianti di Milano, coordinati da Cappato, ai quali ho assistito, come Senior Consultant dell’Istituto Irccs Policlinico San Donato, l’apparecchio è in grado di registrare correntemente in un campo elettrico esterno allo stesso cuore l’aritmia altrimenti mortale e di interromperla immediatamente con uno shock ad alta energia”.

L’atleta in questione, ciclista competitivo juniores di ottime prestazioni, era sopravvissuto ad un arresto cardiaco durante una gara su strada a seguito dell’immediato intervento del medico di squadra presente. ”Il giovane – spiega Furlanello – è attualmente in ottime condizioni cliniche, senza postumi dell’intervento e ha ripreso una vita e un’attività fisica normali, esclusa per il momento l’attività agonistica. Periodici controlli dell’apparecchio con telemetria esterna dedicata consentiranno di sorvegliare nel tempo la funzionalità del sistema di defibrillazione impiantato”.

Furlanello ricorda che la morte improvvisa nello sport dovuta ad un arresto cardiaco avviene in Italia in 1 su 100.000 atleti competitivi all’anno.