Vela, la Coppa America resta il “Santo Graal” anche senza italiani

Pubblicato il 21 Maggio 2011 - 09:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Gli italiani hanno imparato a conoscere e ad amare la vela nel 1983, quando per la prima volta la nostra Azzurra osava sfidare i giganti per la conquista della Coppa America. Dopo quell’avventura ci sono state Italia, il Moro di Venezia, Luna Rossa e Mascalzone Latino ad alimentare i sogni di conquista tricolori, arrivati fino alla sfida finale ma mai coronati dal successo. Adesso quella passione è messa in serio pericolo.

A due anni dalla nuova edizione della Coppa America, Mascalzone Latino si è sfilata dalla competizione, abbandonando il suo ruolo di challenger of record e gettando nello sconforto gli appassionati italiani, abituati a vivere la competizione da protagonisti. Proprio per questo la passione per la vela potrebbe subire una battuta d’arresto senza precedenti nel nostro paese. Per Carlo Bottelli, autore di numerosi libri sul mondo della vela e in particolare sulle avventure degli equipaggi italiani nella massima competizione velistica al Mondo, è una scelta dolorosissima: “Io mi sono innamorato della Coppa America con Azzurra nel 1983. Il fatto che non ci sia Mascalzone fa male, perché ci eravamo abituati bene, ma resta Venezia Challenge. E comunque dobbiamo continuare ad amare questo sport, perché la Coppa rappresenta un sogno e non solo una manifestazione sportiva”.

Proprio la Coppa America negli ultimi anni sembra aver perso un po’ del suo smalto, tra cause legali tra i team e nuovi regolamenti fin troppo stringenti che hanno stravolto la competizione. “La crisi della Coppa America è la crisi attuale dell’economia – continua Bottelli – La Coppa esiste da 160 anni ma solo negli ultimi anni era anche diventata un fenomeno di massa, con 13 scafi a giocarsi il ruolo di sfidante nella Louis Vuitton Cup, diventata quasi più appassionante della Coppa stessa”.

I nuovi regolamenti, ferocemente criticati, hanno invece creato una selezione molto più rigida e ridotto l’accesso alla competizione. “I veri problemi sono due – ha aggiunto Bottelli – innanzitutto il cambio netto di passare dal monoscafo al multiscafo porta complicazioni enormi. Siamo entrati nel futuro ed è una nuova epoca della coppa America, non si può tornare indietro. Forse la scelta è giusta, anche se non la ho condivisa”. Un cambiamento che si scontra con due congiunture negative. “Troppo poco tempo a disposizione per questa rivoluzione: tra pochi mesi si va in acqua. E non dimentichiamoci la situazione economica globale. Con pochi milioni di euro si vuole fare una sfida, ma nel 2007 i budget erano di centinaia di milioni”.

Anche la rinuncia di Mascalzone è stata motivata da ragioni economiche. Il presidente Vincenzo Onorato ha infatti dichiarato di essere prima di tutto un marinaio e di non voler giocare se non in grado di competere seriamente. Scelta criticata da molti, anche per il ruolo di Challengers of Record assunto da Mascalzone, che ha redatto le regole della competizione insieme al detentore del trofeo, l’americana Oracle.

Non stupisce che negli ambienti dei velisti si torna a parlare di una “Anti Coppa America”, un trofeo organizzato dai team esclusi che possa rubare la scena all’antica competizione. Un’ipotesi che Bottelli liquida senza troppi complimenti: “Anche qualche anno fa mi dissero che si stava preparando un campionato del mondo ed è una affermazione che ritorna sempre quando la “vecchia brocca” è in crisi. La Coppa è unica e lo si capisce parlando con gli skipper: chi vuol fare altro farà un’altra regata. La Coppa America è il santo Graal: ha passato momenti di crisi ma li supererà”.