Christian Iansante, doppiatore di The Walking Dead: “Grazie a Dio è finita! Non mi piace la serie”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Novembre 2018 - 05:12 OLTRE 6 MESI FA
Christian Iansante, doppiatore confessa: felice per fine The Walking Dead

Christian Iansante, doppiatore di The Walking Dead: “Grazie a Dio è finita! Non mi piace la serie”

ROMA – Christian Iansante, doppiatore tra gli altri di Bradley Cooper e di Rick Grimes, il protagonista di The Walking Dead, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Proprio a loro ha rivelato di non amare la serie televisiva e all’annuncio della sua fine ha dichiarato: “Grazie a Dio è finita”.

Il suo lavoro in The Walking Dead è terminato con l’addio alla Serie di Andrew Lincoln, che interpreta il protagonista Rick Grimes. “Grazie a Dio è finita –ha scherzato Iansante-. Proprio stasera il nostro Rick ci saluta dopo 9 anni. Sono stati 9 anni uguali ai precedenti nove e ai nove che verranno. Un doppiatore non si deve appassionare, un doppiatore deve fare. Si sono arrabbiati i fan della serie quando io in un’intervista tempo fa dissi candidamente che gli zombie mi fanno ridere e non la vedrei mai una serie del genere. Questo ha scatenato l’ira di alcuni idioti che hanno lo stesso cervello degli zombie”.

E ha aggiunto: “Pensare che un doppiatore debba condividere tutto quello che doppia è un’idiozia. Ho doppiato il primo attore protagonista nel 1996 in “Trainspotting” quindi ho iniziato doppiando un drogato, allora dovrei condividere la droga? Invece no, perché i drogati mi stanno pure sul cazzo. I loro problemi non mi riguardano, per me se li sono creati, quindi sono anche molto cinico su questo. Nella mia vita mi sono fatto due canne a 16 anni, la seconda mi ha fatto malissimo, ho avuto la tachicardia”.

Differenza attore-doppiatore. “La differenza tra girare un film e doppiarlo è che per girarlo ci metti 3 mesi e per doppiarlo 5 giorni, quindi il doppiatore fa tante cose insieme e non se le può scegliere. Non è che mi dicono: c’è uno sceriffo da doppiare, mi dicono: quel giorno a quell’ora devi fare sto turno, stop. Io lavoro 10 anche 12 ore al giorno, quindi non ho tempo per vedere prima le scene che devo doppiare. L’americano vive nel terrore che qualcuno gli possa causare un danno, quindi noi siamo costretti a lasciare fuori i telefonini perché c’è il terrore che qualcuno possa riprendere un pezzo del film. Si dicono un sacco di cazzate intorno al doppiaggio, quella più grossa è: che bella voce fa il doppiatore, quando invece è l’ultima cosa, la voce è il prodotto finale di un processo emotivo. Il doppiatore è un attore, uno che deve portare delle emozioni, dopodichè queste emozioni attraverso la voce arrivano su corpi diversi. Non c’è molta fantasia, io dopo aver fatto il drogato in Trainspotting per anni ho doppiato solo drogati. Poi per fortuna mi hanno fatto fare un semi romantico e da lì è arrivato anche qualche ruolo romantico”.

Personaggi famosi che doppiano film e cartoni animati. “Quelle sono operazioni economiche –ha spiegato Iansante-. Molta gente, compresi tanti doppiatori, si lamenta dei talent. Se al cinema continuate ad andarci senza lamentarvi, se i doppiatori continuano a doppiare senza dire: io voglio essere pagato di più perché al personaggio famoso gli dai un sacco di soldi, per quale ragione un distributore X dovrebbe rinunciare a questa operazione di pubblicità che il talent porta. Se Fiorello fa un doppiaggio si parlerà di più di quel film rispetto a se lo faccio io. E’ un nome più famoso del mio, indipendentemente dalla qualità artistica. Le cose potrebbero cambiare se cambiasse il risultato economico. Se al cinema non ci andasse nessuno perché c’è un doppiatore che fa schifo e questi non incassano una lira, allora quel doppiatore non lo chiamano più”.