Miele addio, l’Italia non ne fa più: crollo 70% produzione annua

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Settembre 2016 - 10:56 OLTRE 6 MESI FA
Miele addio, l'Italia non ne fa più: crollo 70% produzione annua

Miele addio, l’Italia non ne fa più: crollo 70% produzione annua

ROMA – Miele addio, l’Italia non ne fa più crollo 70% produzione annua. I cambiamenti climatici, la siccità in aree vocate all’apicoltura come la Sicilia, e l’avvelenamento da pesticidi. Sono questi i nemici delle api che hanno fatto quest’anno crollare del 70% la produzione di miele in Italia. Col rischio di assenza dei rinomati vasetti made in Italy dagli scaffali della grande distribuzione.

Poco miele nazionale dunque, e quello presente costerà in media il 20% in più. A lanciare il grido d’allarme sulla stagione di raccolta peggiore degli ultimi 35 anni il presidente dell’Osservatorio Nazionale Miele Giancarlo Naldi e dal presidente Conapi (Consorzio nazionale Apicoltori) Diego Pagani. Nell’incontro il vice ministro alle Politiche agricole Andrea Olivero ha assunto gli impegni di finanziare il progetto di monitoraggio Beenet entro l’anno, di potenziare i controlli anti-frode e di lanciare campagne informative ai consumatori, anche nelle scuole.

Su 1,5 milioni di alveari colpite in particolare le due grandi produzioni, acacia e agrumi, dell’apicoltura professionale, le 20mila Partite Iva che fanno il mercato, a cui si aggiungono 23 mila produttori per autoconsumo. Fa invece ben sperare il miele di coriandolo, novità correlata al boom di queste semine; in ripresa – dopo la crisi per la cinipide – il miele di castagno e quello di eucalipto mentre il millefiori estivo si è fatto a zone. Ma negli ultimi quattro anni la produzione nazionale non è sufficiente per il fabbisogno di mercato.

Se negli ultimi mesi si è affacciata la minaccia del parassita Aethina Tumida che svaligia le arnie, le cause di questo tracollo sono note da anni agli addetti ai lavori: il cambiamento climatico e l’abuso di pesticidi in agricoltura. Il primo segnale di allarme si è avuto nel 2008. Nel corso di quell’anno, che ha appena passato il testimone al 2016 come “annus horribilis dell’apicoltura”, la questione dei pesticidi neonicotinoidi ha assunto un’importanza critica e centrale.

Come abbiamo spiegato anche su National Geographic (nel recente articolo “Per le api i pesticidi fanno da anticoncezionale”) queste sostanze, quando vengono utilizzate nel mais e nei cereali non invernali, attraggono le api e hanno il potere di ridurre la fertilità dei fuchi, cioè dei maschi. Non a caso, durante la conferenza stampa di presentazione dei dati, è stato reso noto che diversi soci Conapi hanno segnalato una preoccupante riduzione della spinta riproduttiva delle api. (Federico Formica, National Geographic Italia)