Sollecito: "Una sentenza di assoluzione non ti libera, ti porta in una nuova prigione" (foto da video) - Blitz quotidiano
Raffaele Sollecito, assolto in via definitiva nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher, è tornato a parlare pubblicamente del peso che continua a portare con sé, nonostante la giustizia lo abbia riconosciuto innocente. In un lungo post pubblicato sui suoi profili social, lancia un duro sfogo, prendendo spunto dai nuovi sviluppi dell’inchiesta sul delitto di Garlasco.
“Ci sono storie che non finiscono, anche quando la giustizia dice che sei innocente. La mia è così. Viviamo in un mondo dove si censurano battute fatte verso le minoranze, ma si può facilmente rovinare la vita di un innocente e poi far finta di nulla”, dice Sollecito. Le sue parole risuonano come una riflessione amara sul funzionamento del sistema mediatico e giudiziario italiano, ma anche sulla difficoltà di tornare a una vita normale dopo essere stati al centro di un caso così mediaticamente esposto.
“Un marchio che non si cancella”
Sollecito continua con toni profondamente personali, raccontando quanto sia difficile liberarsi del pregiudizio: “Lo sto vedendo di nuovo nel caso di Garlasco, e mi intristisce molto. Il marchio che mi porto addosso non è una colpa, è uno stigma. E quello non te lo toglie nessuna sentenza, nemmeno una di assoluzione”.
Riflette poi sul tema del politically correct e della percezione pubblica: “Oggi il politically correct difende tutto e tutti, tranne chi non ha fatto nulla. Ancora oggi mi sento costretto a dimostrare di non essere quello che hanno raccontato di me”. Le sue parole descrivono la solitudine di chi, pur assolto, rimane prigioniero del sospetto e dell’opinione altrui.
Conclude con una frase che sintetizza tutto il suo pensiero: “In un mondo come questo, una sentenza di assoluzione non ti libera, ma spesso ti porta in una nuova prigione, quella del giudizio e dello sguardo delle persone”.
