PESCARA – All’hotel Rigopiano, i bambini salvati sono quattro. L’ultima è Ludovica, figlia del cuoco Giampiero Parete, sopravvissuto alla tragedia, e che recupera anche la moglie e il figlio. Ma per una famiglia che si ricompone intere, c’è un saliscendi di emozioni per familiari e amici degli altri dispersi, che per ore si saranno chiesti chi erano le persone salvate.
Una tensione diventata contestazione durante la conferenza stampa sulla situazione medica dei superstiti ricoverati a Pescara. I familiari hanno urlato pretendendo informazioni sui loro congiunti. “Sono sotto otto metri di neve e sono 50 ore che aspettiamo. Vergogna”, hanno gridato.
Il personale sanitario ha cercato di tranquillizzarli, spiegando che gli operatori conoscono solo i nomi delle persone già arrivate in ospedale. La giornata è estenuante per le famiglie. Quando in tarda mattinata si diffonde la voce che in sei sono stati individuati e forse già tirati fuori dalla prigione di neve e detriti dell’albergo, decine di familiari sono riuniti in alcune stanze dell’ospedale di Penne, il centro maggiore vicino al luogo del disastro.
Da ieri sera si sono viste scene di sconforto e di angoscia profondi, raccontano medici e infermieri del San Massimo; i parenti delle vittime, diverse delle quali lavoravano al Rigopiano e sono di queste parti, si raccolgono nell’ex biblioteca dell’ospedale, con l’assistenza degli psicologi.
“Ci sono famiglie, genitori di ragazzi, le vittime sono in gran parte giovani – racconto Vincenzo Di Giovanni, anestesista del pronto soccorso -.Finché non avranno notizie definitive la loro ansia resterà tremenda”. Un’infermiera riferisce a qualcuno al telefono di urla, pianti e molto nervosismo nella sala dei parenti. Fuori ci sono giornalisti anche francesi e spagnoli. I pochi familiari dei dispersi che escono appaiono affranti e con poca voglia di parlare. “Non sappiamo ancora nulla – dice una donna -, lasciateci stare, per favore”.
Un ragazzo racconta di essere venuto dalle Marche. Altre giovanissime si affacciano per fumare una sigaretta all’ingresso, tra impalcature, neve e grigio. La notizia dei sei miracolati arriva come una scossa e si propaga in fretta. “E’ una bellissima cosa”, quasi urla una dottoressa a dei ragazzini attoniti, per scuoterli. Tutto si sposta all’ospedale Spirito Santo di Pescara, a circa cento chilometri. I parenti di quelli ancora sotto la montagna di neve dovranno aspettare. Con meno speranze man mano che passano le ore. Come quelli di Giampaolo Matrone e Valentina Cicioni, coppia di trentenni della provincia di Roma, al Rigopiano in vacanza. La ricerca non è ancora finita, i miracoli chissà.